nella poesia greca, componimento lirico legato a una base musicale di accompagnamento e con struttura metrica variabile. Nella poesia latina l’ode conserva la forma metrica e strofica della tradizione, ma si emancipa dall’accompagnamento musicale. In Italia l’ode viene riscoperta in età rinascimentale: struttura di strofe di cinque o sei endecasillabi o settenari, oppure di endecasillabi e settenari insieme, con tre, una, talvolta due, rime.Nella poesia greca, si considerano odi sia i componimenti dei lirici monodici (Alceo, Saffo, Anacreonte) sia quelli dei lirici corali (Bacchilide, Pindaro). Nella poesia ellenistica e poi romana (Catullo, Orazio), l’ode perde la sua base musicale, mentre mantiene le forme metriche e strofiche consolidate dalla tradizione (ma con grande varietà: Orazio nelle Odi e negli Epodi usa ben diciannove metri diversi). Nella letteratura cristiana vanno ricordate le Odi di Salomone (sec. II), forse di autore gnostico, giunteci in una versione siriaca da un probabile originale greco. Dopo un lungo periodo di abbandono, l’ode riprende vita nelle letterature moderne, con il rinascimento italiano: la sua struttura metrica è impostata su strofe uguali, in genere di non più di sei o sette versi, endecasillabi e settenari, o settenari soli. Dopo Bernardo Tasso (al quale apparterrebbero le più antiche), scrissero odi G. Chiabrera, C.I. Frugoni, G. Parini, U. Foscolo, A. Manzoni. Contemporaneamente, e anche prima, si era delineata la tendenza a riprodurre nell’ode i ritmi della poesia latina (L. Dati, B. Tasso, C. Tolomei), tendenza che poi raggiunse la massima espressione con le Odi barbare di G. Carducci. Altre innovazioni metriche furono introdotte da G. Pascoli e G. D’Annunzio.In Europa, dopo un periodo in cui predominò il modello italiano cinquecentesco (come avvenne in Francia, con P. Ronsard), l’ode ebbe grande fortuna e, pur mantenendo strutture abbastanza rigide, si dimostrò uno straordinario strumento nelle mani dei poeti maggiori, dando forma a una poesia solenne e spesso celebrativa, oppure, specie nel periodo romantico, ispirata a miti evocativi. Così in Inghilterra, dopo le eleganti odi seicentesche di J. Dryden e A. Pope, si ricordano quelle dei grandi romantici come J. Keats, P.B. Shelley, S.T. Coleridge; in Germania, quelle di F.G. Klopstock e di F. Hölderlin; in Francia, quelle di A. de Musset, A. de Lamartine, V. Hugo; in Russia, quelle di A. Puškin e M. Lermontov.