(Tarso 5/15 - Roma 67 ca d.C.) apostolo e santo. Cittadino romano di famiglia giudaica, fu educato a profonda religiosità nella «setta» dei farisei. Il suo temperamento appassionato e irruente lo indusse a farsi persecutore del cristianesimo nascente. Proprio nell’esercizio di questa attività di persecutore della chiesa (nel 38 ca), improvvisamente, sulla via verso Damasco, un’esperienza straordinaria (Atti 9, 4), che egli intese come apparizione del Cristo risorto, lo indusse alla conversione al cristianesimo, del quale divenne missionario sommo, soprattutto come apostolo dei pagani. La sua attività missionaria lo portò in Asia Minore, in Macedonia, e quindi in Grecia. Dopo il ritorno a Gerusalemme, la missione di P. proseguì con un nuovo passaggio in Asia Minore e una permanenza a Efeso, donde probabilmente egli visitò Corinto; è pure probabile che patisse una prigionia a Efeso. Da Efeso si recò nuovamente in Macedonia, poi sostò a Corinto; da questa città scrisse ai Romani (tra il 56 e il 58). Tornato a Gerusalemme via mare, venne arrestato e trasferito a Cesarea e ivi detenuto per due anni; quindi si appellò al tribunale dell’imperatore e fu perciò inviato a Roma, dove giunse dopo una fortunosa navigazione e un naufragio a Malta. Prosciolto nel 63, si recò forse ancora in Grecia e in Spagna. Secondo l’unanime tradizione antica, morì martire a Roma.Il canone tradizionale delle lettere paoline, fissatosi a partire dal sec. IV, attribuisce a P. 14 lettere, a proposito delle quali però la critica ha sempre sollevato questioni di autenticità. Le lettere ai Romani, 1 e 2 Corinti, Galati, 1 Tessalonicesi, a Filemone e ai Filippesi sono riconosciute autentiche; si ha qualche riserva per 2 Tessalonicesi, si discute sull’autenticità della lettera ai Colossesi, e in misura maggiore della lettera agli Efesini. Infine, le lettere dette pastorali (1 e 2 Timoteo, Tito), sono considerate da molti studiosi non autentiche. Sicuramente non può essere attribuita a P. la lettera agli Ebrei.Le lettere di P. rivelano i tratti di una personalità acuta e appassionata; in esse appaiono i principali temi della riflessione cristiana primitiva, straordinariamente approfonditi e spesso presentati secondo prospettive innovatrici, così che la dottrina paolina merita un richiamo specifico pressoché in ogni voce di una teologia neotestamentaria. Particolarmente originale è la sua cristologia, nella quale il messaggio cristiano primitivo si sviluppa in un fecondo contatto con le concezioni ellenistiche.L’influenza di Paolo è stata ampia e assai profonda, non solo nella chiesa, ma nell’intera cultura cristiana: Agostino, Lutero, Kierkegaard, Barth sono soltanto alcuni di coloro che hanno innovato la teologia, talvolta in modo rivoluzionario, sotto lo stimolo della dottrina paolina, e in particolare con riferimento alla lettera ai Romani.