Sàndor Petöfi è stato un poeta ungherese. Nato da povera famiglia di origine slovacca, passò l’infanzia in campagna, compiendo studi svogliati e approssimativi. A sedici anni iniziò un’esistenza vagabonda di attore, copista di teatro e soldato. Nel 1844 si risolse a presentare le sue poesie a M. Vörösmarty, che le fece pubblicare. Riconosciuto dai suoi contemporanei come il più grande lirico ungherese, animò i moti del 1848 con il suo Canto nazionale e con l’attività di giornalista e di oratore; ma fu poi escluso dalla carriera politica per il suo estremismo radicale. Entrato nell’esercito, morì combattendo contro i russi, alleati dell’Austria. Tra le sue opere più note ricordiamo L’eroe Giovanni (1844), fiaba in versi desunta dalla mitologia popolare; Fronde di cipresso e Perle d’amore (1845), liriche amorose dedicate a due donne da lui amate; Poesie complete (1847); L’apostolo (1848), storia di un rivoluzionario che si immola per la libertà del suo popolo. La poesia di P. apparve come l’attuazione dell’ideale romantico di liberazione dall’accademia e di apertura allo spirito popolare. Le sue doti formali, estrema semplicità sintattica e ritmica, essenzialità descrittiva, caratterizzano sia le liriche dedicate alla natura e all’amore sia la poesia civile. La sua poesia politica, animata dall’amore per la libertà dell’individuo e delle nazioni, lo rese famoso, a suo tempo, anche in Italia, dove fu considerato un simbolo del patriottismo risorgimentale. Le sue espressioni più autentiche, tuttavia, sono da identificarsi nelle poesie dedicate agli specifici problemi sociali del suo paese, alla difesa, ora fiera ora dolente, dell’oppresso popolo ungherese.