Pseudonimo di Carlo Alberto Salustri, nato anagrammando il cognome.
Figlio di Vincenzo, originario di Albano Laziale e morto quando il figlio aveva tre anni, e Carlotta Poldi, bolognese.
Poeta italiano. Adottò fin dagli esordi il dialetto romanesco.
Sin da giovanissimo collaborò con il periodico romanesco "Rugantino" diretto da Luigi Zanazzo.
Di carattere folcloristico è il primo volume di versi, Le stelle de Roma (1889); poi la sua vena, prevalentemente satirica, andò via via affinandosi, trovando la misura più congeniale nel bozzetto di costume e nella favola moraleggiante di ascendenza esopiana: Quaranta sonetti (1895), Favole romanesche (1900), Caffè-concerto (1901), Er serrajo (1903), Ommini e bestie (1908), Le storie (1913), Lupi e agnelli (1919), Le cose (1922), La gente (1927) ecc.
Con arguzia scettica e disincantata Trilussa ha commentato circa cinquant’anni di cronaca romana e italiana, dall’età giolittiana agli anni del fascismo e a quelli del dopoguerra.
La satira politica e sociale non è, tuttavia, l’unico motivo ispiratore: frequenti sono i momenti di crepuscolare malinconia, qua e là corretta dai guizzi dell’ironia.
Personaggio popolarissimo, Trilussa visse di proventi editoriali e di collaborazioni giornalistiche: era anche un efficace «dicitore» dei suoi versi, e come lettore di poesia fece lunghe tournées in Italia e all’estero (nel 1924 in Brasile).
Venti giorni prima della morte, fu nominato dal presidente Einaudi senatore a vita per alti meriti in campo letterario e artistico.
La raccolta di Tutte le poesie uscì postuma, nel 1951, a cura di P. Pancrazi e con disegni dell’autore.
Fonti: Enciclopedia della Letteratura Garzanti; Dizionario Bompiani degli autori di tutti i tempi e di tutte le letterature, 2006.