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"Ho passato la vita dormendo. Il tempo passa inutile e agguantarlo con più precisione non mi servirà a nulla. Ma sì, che le mie mani restino pure vuote, che il tempo passi pure inutilmente." Primo incontro con quest'autrice siriana parigina d'adozione; la raccolta è presentata fastidiosamente in termini di trasgressione e femminilità quasi erotica, come suggerisce la copertina. In realtà in questi brevi racconti si parla anche d'amore e di desiderio, ma ci sono ben altri temi, come i rapporti familiari non sempre felici, il lutto e la perdita in diverse forme. È interessante la premessa dell'autrice, che alle accuse di trasgressione e indecenza, risponde stupita che tali termini non le sono neanche venuti in mente, semplicemente perché scrive con la sua lingua, che intende semplice e piacevole. La pietra dello scandalo sembra essere il racconto "Il pisolino", grazioso eufemismo per indicare un incontro tra un uomo e una donna durante una conferenza. L'autrice dice che il racconto è stato rifiutato perché definito addirittura "pornografico". In realtà ciò che accade tra i due è solo vagamente suggerito, il dettaglio veramente interessante è l'alternanza del racconto con i brani della conferenza, il cui tema è l'emancipazione della donna araba: l'effetto é un ironico contraltare tra la visione tradizionale patriarcale e quello che è semplicemente un normale comportamento umano.
Sono otto racconti molto brevi, scritti in prima persona e fatti solo di pensieri. Le frasi si susseguono ripetendosi, come a creare un ritmo poetico, riflessivo, autobiografico, cantilenante. Ma che si fa fin da subito soporifero. Anche per la scelta dell'autrice di annegare lo sviluppo narrativo nel pensiero che si autogenera e vive di se stesso. Una prosa che scorre neutra, senza nessun sapore, come acqua,e che appena letta si dimentica.
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