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Linea di fuoco è un’apnea, una discesa ripida nello squallore monotono dei fucili ricaricati a ritmo continuo, affidata a un coro di voci indimenticabili, quelle dei nonni e delle nonne, dei padri e delle madri che hanno fatto la storia della Spagna odierna.
«Mi piace Pérez-Reverte, mi ricorda Dumas e Salgari.» - Umberto Eco
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Tomo poderoso di 605 pagine nell’edizione Rizzoli. Terminato da Perez Reverte nell’agosto 2020 a Las Matas una stazione ferroviaria di Las Rozas de Madrid, sulla linea Madrid-Hendaye. È la notte tra il 24 e il 25 luglio 1938 e sta per cominciare la battaglia dell’Ebro. L’XI Brigata dell’esercito repubblicano attraversa il fiume per attestarsi a Castellets del Segre, dove un tabor marocchino e una compagnia della Legione Straniera difendono la zona. Sono uomini e donne, in gran parte giovanissimi, che per fare i soldati hanno messo in pausa la vita. Come Patricia Monzón, addetta al reparto trasmissioni, che tra una spola e l’altra per sistemare telefoni incontra un brivido d’amore; come Ginés Gorguel, falegname di Albacete, che si rolla una sigaretta mentre medita di disertare; come il sottotenente Santiago Pardeiro Tojo, vent’anni, ex studente di Ingegneria Navale, che prima della sparatoria sorride ai suoi uomini per mascherare la paura. Combinando finzione e dati storici, Arturo Pérez-Reverte ci porta tra i valorosi che affrontarono quei giorni: sui due fronti che di volta in volta sono inquadrati tra smarrimenti e sorrisi, obbedienze e ostinazioni ideologiche. Su tutto aleggia l’odore immobile della morte e addirittura il miracolo di una vita che viene al mondo. Un episodio curioso: Seliman Al-Bazudi ruba una gallina che appende al suo mauser e fugge con un bottino di denti d’oro, fedi, orologi, catenine strappati ai cadaveri. Nel finale: il sottotenente Santiago Pardera Jojo muore in Russia nl 1943. Il guastatore Gines Garguel torna ad Alabacete ed è deputato alle Cortes. Il caporale Seliman torna in Marocco a Melilla. Saturniaco Besco torna al suo gregge e muore nel 1998. La battaglia dell’ebro causò 320 mila morti sui due fronti. Scritto da Perez Reverte a Las Matas nell’agosto 2020.
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