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Anno edizione: 2018
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Anno edizione: 2018
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Eccezionale, un ottimo modo per avvicinarsi al mondo e alla cultura greca.
Un libro semplice (ma non, si badi bene, semplicistico), scorrevole, fresco, appassionante sulle ragioni per provare affetto per e desiderio di imparare il greco. L'autrice dimostra passione, abilità argomentativa e riesce bene nel suo intento.
Davvero un libro utile che mancava. Mancava un racconto così empatico sulla lingua che la maggior parte di noi considera difficile e poco comprensibile. L'autrice spiega in maniera assolutamente semplice e con molti riferimenti ai nostri tempi la mentalità degli antichi, cercando di spiegare un diverso modo di pensare e sentire dei nostri progenitori. Non è una noiosa e prolissa spiegazione di tutto il mondo greco. Ma alcuni chiarimenti sui tempi i verbi i nomi le storie di cui abbiamo sempre sentito parlare. In alcuni punti anche questo libro può sembrare un po ostico ma rileggendolo meglio si arriva alla fine sentendosi persone migliori. In effetti la lingua greca quante nuove e belle finestre di pensiero ci può regalare, se solo sappiamo interpretarle meglio.
Recensioni
Una giovane donna, appassionata sostenitrice dell’importanza dello studio del greco antico, dichiara di avere scritto un racconto non convenzionale di grammatica greca. (…) Le sue riflessioni e le annotazioni sulla lingua greca si articolano in nove capitoli – ciascuno dedicato a una delle ragioni che motivano il titolo del libro – e in esse si susseguono con riformulazioni entusiaste e creative alcuni appunti su argomenti incontrati nello studio del greco antico al liceo e all’università. (…).
Andrea Marcolongo sintetizza la descrizione della morfologia della lingua greca antica e lo fa con l’entusiasmo di chi si sia liberata da un incubo: dallo studio della grammatica come prassi asettica e acritica di formule senza senso da memorizzare e ripetere (…). Una certa difformità di tono induce però a chiedersi quale sia il destinatario reale di questo libro e chi ne sia il lettore ideale. L’ignaro di lingua greca non riuscirà a superare pagina 20, stremato dai continui riferimenti a termini o a lunghi passi riportati in lingua. L’adulto che il liceo classico l’ha frequentato ormai da tempo troverà isolate rievocazioni di cose sentite in tempi lontani, comprese soprattutto le banalità (…). Potrebbe motivare un aspirante studente allo studio del greco? Superato l’indubbio fascino del titolo, non vedo argomenti di per sé sufficienti, se non per il fascino che si genera da ciò che appare oscuro. E agli insegnanti? Sì, certo, qualche spunto lo offre; un docente che si rispetti è sempre in autoaggiornamento; per questo però l’alto numero di ovvietà, la ripetuta autoreferenzialità, i confusi e sentenziosi atti di protesta nei confronti dello studio di regole fini a se stesse (…), rendono questa lettura discontinuamente interessante. Due capitoli meritano attenzione, quelli sull’aspetto verbale e sul modo ottativo. Potrebbero definirsi come una riscrittura in forma poetica di quanto si viene a conoscere appena si abbandonano i solchi dei manuali più cari all’editoria scolastica di massa. (…). Il merito di questa lettura rientra nel coraggio di trattare un argomento così serioso e delicato in una forma editoriale che unisce il saggio al pamphlet al diario; la scrittura è facile; inframmezzate ai capitoli vi sono schede con cui si mettono a fuoco alcuni contenuti essenziali, su isolate e varie questioni inerenti lo studio del greco antico (…).
In conclusione, il libro di Marcolongo si propone come esempio di come si possa utilizzare la propria esperienza e formazione in lingua e cultura classica in una brillante operazione di marketing editoriale: lo storytelling del greco antico.
Recensione di Rossella Sannino
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