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La lingua materna. La condizione umana e il pensiero plurale - Hannah Arendt - copertina
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La lingua materna. La condizione umana e il pensiero plurale
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Volume nella sua brossura originale con bandelle, 88 pagine. Copia in buone condizioni; presenta alcune sottolineature a matita e postille ai margini. Spedizione in 24 ore dalla conferma dell'ordine..

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La lingua materna. La condizione umana e il pensiero plurale

Dettagli

1993
88 p.
9788885889262

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Cristiano Cant
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I mutamenti dell'umano davanti all'incombere del male, i processi legati al lavoro e al consumo come nuove identità di soggetti e di "perdita del mondo", la maschera friabile di una politica sbandata, gli spigoli di un ebraismo sempre delicato e sotto osservazione; in buona sostanza i tanti linguaggi nei quali si svela, si mescola e si muove la condizione umana. Un libro per metà intervista, dove la sincerità della filosofa si tocca davvero senza orpelli: "Io non credo che possa esistere qualche processo di pensiero senza esperienze personali. Tutto il pensiero è meditazione, pensare in seguito a una cosa". E l'Essere pubblico, l'Essere persona pubblica come testimonianza di un credo, di una scelta teorica e di una morale che autenticamente incarnino una concretezza in tutta la sua potente verità di rischio. La Harendt lo dice in modo meraviglioso qui: "E vorrei dire che questo rischio è possibile solo se si ha fiducia negli uomini" Ma poi, specificandolo meglio, - ed è qui il valore - aggiunge: "Fiducia in ciò che è umano in tutti gli uomini". Si apre poi una seconda parte del libro con un lungo estratto da una conferenza, un saggio di lucida e ficcante profondità sul tema: Politica e Stupore. Dove quest'ultimo elemento è davvero l'unica chiave per contemplare la vita e spendersi ancora negli sforzi per capirla, tradurla, amarla. Non c'è altra verità "se non quella degli affari umani e delle gesta umane", il resto è speculazione quasi fine a stessa; è per questo che serve un riesame convinto e onesto di ogni filosofia politica, quella "capacità di comprendere il vero cuor della sfera politica: il Bene, il Giusto". E' un lungo tema che la Harendt affronta in compagnia dei suoi maestri Jaspers ed Heidegger ma anche discutendo sulle tesi deli esistenzialisti, da Sartre e il suo concetto di libertà a Camus col suo assurdo. E' solo piccolo nel formato questo libro, ma le sue ali si estendono larghe in una lezione e un esempio che sono traccia viva ancora oggi.

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Hannah Arendt

1906, Linden (Germania)

Filosofa tedesca. Formatasi nelle università di Marburgo, Friburgo e Heidelberg, ebbe come maestri Heidegger, R. Bultmann e K. Jaspers.Di origini ebraiche, nel 1933 emigrò in Francia, per poi trasferirsi negli Stati Uniti nel 1940.I suoi principali interessi si sono orientati sull’agire politico, inteso come dimensione pubblica dell’esistenza umana.In "Le origini del totalitarismo" (1951), la Arendt ricostruisce il processo storicoche ha condotto alle dittature europee e alla seconda guerra mondiale; i momenti decisivi di tale processo (antisemitismo, imperialismo e trasformazione plebiscitaria delle democrazie) sono interpretati come effetti di una complessiva de-politicizzazione della cultura moderna."Vita activa" (1958) propone l’e1aborazione in termini filosofici...

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