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Liriche e frammenti - Saffo,Alceo,Anacreonte - copertina
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Descrizione


Estranea al novero dei grandi creatori di parole, Saffo è tra i più grandi creatori del linguaggio, cioè d’arte. L’unità dei valori fonici, delle misure ritmiche, della castità del segno con la tensione necessitante del sentimento si realizza senza retorica, senza intenzionalità cerebrali d’effetti. La frase d’Alceo è sempre limpida e netta, stretta e piena, lontana, certo, dallo spirito della geometria ma, poiché nulla è tratto dal “gorgo oscuro” del subcosciente, lontana del pari dalle suggestioni ambigue e dal morbido alone dell’ineffabile.La liberazione del volto d’Anacreonte dalle superfetazioni delle anacreontiche è in atto da tempo: un poeta letteratissimo, che si staglia nel quadro della lirica arcaica per una risorsa di elegante stilizzazione che prelude agli alessandrini.

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Dettagli

3
1971
1 gennaio 1997
120 p.
9788806027254

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enrico
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Filippo Maria Pontani, curatore del libro, è un grande grecista. Le sue traduzioni sono eccellenti, ed è ottima anche l'introduzione ai singoli poeti.

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Saffo

(Ereso, Lesbo, secc. VII-VI a.C.) poetessa greca. Lasciata prestissimo l’isola natale, si stabilì a Mitilene. Tornatavi dopo alcuni anni d’esilio in Sicilia, verso il 595 sposò Cerchila. Ebbe una figlia, Cleide (nome anche della madre di S.), e fu alla guida di un tiaso di fanciulle, una sorta di comunità religioso-pedagogica legata al culto di Afrodite e delle Muse, nella quale le figlie dei nobili erano educate alla musica e alla danza, oltre che alle pratiche del culto. Questi i dati meno controversi della sua vita. Ma presto la leggenda si impadronì di S. Furono forse già i comici a diffondere la storia della sua bruttezza e del suicidio per amore del barcaiolo Faone, compiuto gettandosi da un promontorio dell’isola di Leucade. Abbandonata ormai l’immagine di una S. libertina e cortigiana,...

Alceo

(n. Mitilene, Lesbo, 630 a.C.) poeta greco. Nacque in un periodo agitato della storia di Lesbo. L’isola era turbata in quel tempo da violente lotte politiche tra la nobiltà, gelosa dei suoi privilegi, e il popolo che aspirava al potere e che trovò i suoi capi nei cosiddetti tiranni: Melancro, Mirsilo e Pittaco. Contro costoro, che col favore del popolo imposero il loro dominio personale, combatté la famiglia aristocratica a cui apparteneva il poeta: i suoi fratelli maggiori lottarono contro Melancro; a un complotto contro Mirsilo partecipò lo stesso A., ma il tentativo fallì, ed egli dovette andare in esilio a Pirra, nel sud dell’isola. Morto il tiranno, A. poté tornare dall’esilio grazie alla moderazione del nuovo dittatore Pittaco; a questi, tuttavia, il poeta non risparmiò i suoi attacchi...

Anacreonte

(Teo, Ionia, 570 ca - 480? a.C.) poeta greco. Fu ospite prima di Policrate di Samo, poi, ad Atene, di Ipparco, due tiranni protettori delle arti. Gli alessandrini, che accostavano la lirica di A. a quella di Alceo e di Saffo (mentre esse sono separate da più di mezzo secolo), pubblicarono in 5 libri la sua opera, divisa in canti, giambi ed elegie. A noi restano circa 160 frammenti. Lo sfondo della poesia di A. è costituito dal simposio, che alla corte dei tiranni doveva avere caratteristiche di particolare raffinatezza e che in A. acquista inoltre una coloritura spiccatamente erotica. In lui il tema dell’amore è predominante, ma la passione fisica è osservata con pacata ragionevolezza, con atteggiamento spesso di ironia: ironia verso sé stesso, amante sfortunato o troppo vecchio, ma anche...

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