La macchia umana
Philip Roth
- EAN: 9788806222949
43° nella classifica Bestseller di IBS Libri - Narrativa straniera - Moderna e contemporanea (dopo il 1945)
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Descrizione
Il professor Coleman Silk da cinquant'anni nasconde un segreto, e lo fa così bene che nessuno se n'è mai accorto, nemmeno sua moglie o i suoi figli. Un giorno però basta una frase (anzi una sola parola detta per sbaglio, senza riflettere) e su di lui si scatenano le streghe del perbenismo, gli spiriti maligni della "political correctness". Allora tutto il suo mondo, la sua brillante vita accademica, la sua bella famiglia, di colpo crollano; e ogni cosa che Coleman fa suscita condanna, ogni suo gesto e ogni sua scelta scandalizzano i falsi moralisti. Non c'è scampo perché "noi lasciamo una macchia, lasciamo la nostra impronta. Impurità, crudeltà, abuso, errore, escremento, seme: non c'è altro mezzo per essere qui".
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Recensioni dei clienti
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Un Grande narratore lo si riconosce subito, fin dalle prime pagine. Roth parte subito in sordina, con quel suo ritmo martellante, travolgente, impetuoso, inesauribilmente vigoroso. Di questi tempi, in questi depravati tempi monopolizzati dal politically correct e dal perbenismo, leggere questo romanzo è non solo un piacere, ma anche un dovere. Le ultime 40 pagine sono qualcosa di sovrumano. Roth è il Romanzo della Psicologia
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La vicenda di Coleman Silk (e in qualche modo, anche quella della "avversaria" Delphine Roux) ha un qualcosa di tremendamente attuale, nonostante ci sia esplicitamente il marchio del Caso Clinton/Lewinsky su alcuni aspetti della trama.
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Bellissimo libro, via via come pezzi di un puzzle si compone la trama. Ogni personaggio ha il suo spazio e viene descritto magistralmente, i riferimenti storici completano e mai pesanti
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La ricostruzione psicologica dei personaggi lascia meravigliati. Di tutti i personaggi. Non ce n'è uno, in questa storia, che non abbia una sua dignità, una sua autonomia, una sua verità fattuale, per fortuna, e non assoluta come possono permettersela soltanto le idee disincarnate. Più che una storia, questo libro offre degli incontri. Se uomini e donne sono macchie sbavate inemendabili, preferisco immaginarmele non come quelle che i pescatori psicopatici formano su un lago ghiacciato a guardarli dall'alto, ma come quelle nere sull'oro del pelame di un leopardo in corsa, sempre troppo veloci per poterle circoscrivere del tutto.
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bellissimo. la storia di colem silk, un professore universitario che si innamora di una donna delle pulizie più giovane di lui e che viene cacciato dall'università perché accusato di razzismo...
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Ogni volta che leggo un libro di Philip Roth resto stupefatta dalla bravura con cui riusciva a raccontare qualunque storia, con una pulizia stilistica ed una leggerezza (pur scrivendo di vite intere, come quella di Coleman Silk) da lasciare senza fiato. La quint’essenza del Narratore, con la N maiuscola. In questo romanzo c’è tutto, la voglia di vivere, la morte, l’amore, l’amicizia, la vecchiaia, la rabbia, la frustrazione, il rimpianto, la follia. Tutto miscelato con la magica bravura dell’ alchimista consumato. Roth entra nella storia attraverso Nathan Zuckermann, il suo alter ego, ne studia i personaggi, impara a conoscerli, finisce per amarne qualcuno e per temerne altri. Li descrive uno ad uno e lo fa talmente bene che sembrano prendere forma nelle sue mani e sotto ai nostri occhi come fossero bambole di creta in cui viene instillato il soffio vitale del creatore. Partendo da un plot molto originale, un uomo di colore che costruisce tutto il suo successo personale spacciandosi per un bianco, costruisce una storia praticamente perfetta, avvincente ed emozionante, in un crescendo così carico di tensione che nel’ultimo capitolo avevo quasi la sensazione di sentire vibrare le pagine tra le dita. Roth non ha mai vinto il Nobel per la letteratura ma, onestamente, a certi livelli vincere o non vincere qualunque premio non farebbe nessuna differenza.
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Inizio macchinoso e contorto, ma piano piano il tutto si dipana e ne esce fuori un grande romanzo che dispiace finisca. Come sempre mai banale, profondo, tocca alla radice le problematiche di cui si discorre da secoli con eccessiva sufficienza. Consigliatissimo, ma richiese lettura attenta
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Sesso e razza, cultura e storia, un quartetto più che instabile su uno sfondo di invidie e vergogne che abbracciano presto i nodi della lettura. Un uomo che diventa un relitto inasprito contro un intero mondo silente che sa dov'è la verità, sa chi egli sia, conosce il suo valore, ma resta fermo e azzittito senza annusare l'odore di tragedia che si prepara. Resti di desiderio ancora caldi dentro un'età fisica quasi al tramonto, una donna semplice, lontana dalle ipocrisie di un college dall'anima marcia, abitato solo da "gretti bifolchi attaccati alle convenienze". Ma Coleman arriva a capire che un torto insensato (il suo) non è che l'eterno riflesso di un umano attorno condannato dalla propria lebbra formale e a torcersi in una miseria perenne: "A una certa età sarebbe bene che la prospettiva fosse temperata dalla moderazione, se non dalla rassegnazione, se non da un'aperta capitolazione". E' una saggezza triste, ma inevitabile, quella che arriva a toccare "la stupida gloria di essere nel giusto e la ridicola ricerca del significato delle cose". Faunia lo difende dagli altri, da tutto, un'anima libera, analfabeta solo scolasticamente, ma dentro più vera e intensa di fiumi di femminile guasti in ogni stilla. E' questa la verità che sale "dall'anarchia degli avvenimenti, dalle incertezze, i contrattempi, i disaccordi, dalle traumatiche irregolarità che caratterizzano le vicende umane". E tuttavia la drammatica forza di un segreto gioca la sua partita lungo tutta la china del romanzo, un taciuto che abbraccia fino all'estraneità più inaccettabile affetti e relazioni, intimità e confidenze. Perchè? Questa è la "macchia", l'enigma che forse ci definisce già nella pancia materna e che scandisce il folle, lo scottante, il necessario e il complicato del nostro essere fra le cose, del nostro decidere le cose. Quella che Roth chiama "la calibratura di un inganno". L'inconscio è un despota strano, ingestibile, forse il nostro Vietnam. Ennesimo libro splendido.
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Mediocrità? Un corno! Un grande romanzo di ampio respiro, fatto per lettori non superficiali. Chi ama l'ovvio si rivolga altrove: qui c'è da scavare.
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Mi spiace davvero tanto relegare un'opera di cotanto spessore nel limbo della mediocrità, ma purtroppo non si può non considerare il fatto che un libro oltre ad esprimere concetti di un certo spessore, deve innanzitutto intrattenere, invogliare alla lettura e la maestria dello scrittore si evince anche dal saper rendere scorrevole un'opera fine e profonda come questa. Nessuno dei protagonisti (come nessun essere umano in generale) pensa di aver ottenuto il riconoscimento che meritava dalla vita, sia esso un borghese intellettuale, un esponente del popolo o qualcuno che ha servito la patria. I pregiudizi, i torti e le offese subite non saranno mai compensati e alla fine non resta che un rancore cieco e implacabile che non si estinguerà mai, nemmeno quando si cerca di ripartire da capo e lasciare il passato alle spalle. Il riscatto morale è solo un'utopia. Sublime! Peccato che il tutto sia affogato in un fiume di parole a volte superflue, periodi lunghissimi che si fatica a seguire, e momenti piatti che fan un po perdere la dinamicità alla storia. Un centinaio di pagine in meno avrebbero giovato all'opera. Ciò ovviamente non mi impedirà di continuare la lettura di quello che ritengo essere uno degli autori più geniali e brillanti degli ultimi anni.
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Il "cupio dissolvi" appartiene al passato, sembra pensare Roth in questo romanzo così gravido di cattiveria e allo stesso tempo così amaro. Oggi chi si lascia attraversare dalla pulsione di morte vuole andarsene lasciando ad ogni costo una traccia di sé, la "human stain" del titolo, esattamente come chi vuole invece vivere ad ogni costo. Nessuno in questo mondo ritiene di essere trattato in modo rispettoso e, magari anche solo all'ultimo momento, intuisce che «ogni purificazione è uno scherzo» e che «la fantasia della purezza è terrificante» (cap. IV). Non conta l'origine del soggetto: puoi essere Wasp, nero o ebreo, intellettuale, reduce del Vietnam o sottoproletario; puoi far ripartire la tua vita più e più volte oppure congelarla nel suo momento di grazia; alla fine resti solo con la rabbia dell'offesa non restituita, del riconoscimento mai arrivato, del risentimento inestinguibile. Splendido libro sull'impossibilità dell'equilibro morale.
11 recensioni