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Ammetto di avere opposto molta resistenza alla lettura di questo libro. La vita mi ha dotata di una madre medusa e ho temuto di trovarmi faccia a faccia con i miei personali fantasmi, forse irrisolti. Poi mi sono fatta coraggio e sono andata avanti piano piano, apprezzando la scrittura lucida e rigorosa dell'autrice. Il libro, vincitore del premio Città di Como per l'autobiografia, ci parla di un rapporto madre-figlia sbilanciato e tirannico, basato sul ricatto affettivo. Rapporto che anch'io ho ben conosciuto... Tuttavia l'autrice non trascende mai nel malanimo, presentando eventi e personaggi in una luce realista che in qualche modo è risolutiva, almeno per chi legge. Madre medusa è una profonda analisi di come può essere sbagliato il rapporto madre-figlia, ma non solo: suggerisce spunti concreti su come correggere queste storture, creando sentimenti veri e limpidi, aperti all'amore. Alla fine della lettura ho capito di aver fatto bene a leggerlo: se ho perdonato la mia madre medusa forse il merito è un po' anche di questo libro.
Leggere un romanzo dell'intensità di "Madre Medusa" è una benedizione, un'esperienza catartica che caustica le ferite di chi, come me, pur madre, non smette di sentirsi prepotentemente figlia. Dopo "Generazione Bataclan", Mursia bissa la Caroniti e ne pubblica quella che appare l'opera della maturità. Pur senza dimenticare "La casa dell'Abeja" e "Il faro delle anime ritrovate" è con "Madre Medusa" che la scrittrice raggiunge quello stato di grazia che fa della letteratura medicamento e strumento di scandaglio dell'intimo. I protagonisti del libro, infatti, non sono personaggi, sono anime in cui la scrittura della Caroniti scava con minuzia di bisturi, dando vita a pagine dense, vive, livide di sofferenza che non si lasciano scorrere con leggerezza, ma che aggiungono valore al tempo del lettore.
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