L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
IBS.it, l'altro eCommerce
Cliccando su “Conferma” dichiari che il contenuto da te inserito è conforme alle Condizioni Generali d’Uso del Sito ed alle Linee Guida sui Contenuti Vietati. Puoi rileggere e modificare e successivamente confermare il tuo contenuto. Tra poche ore lo troverai online (in caso contrario verifica la conformità del contenuto alle policy del Sito).
Grazie per la tua recensione!
Tra poche ore la vedrai online (in caso contrario verifica la conformità del testo alle nostre linee guida). Dopo la pubblicazione per te +4 punti
Tutti i formati ed edizioni
Promo attive (0)
I racconti che Fazi, l'editore italiano che ha seguito Colm Tóibín dal suo esordio "spagnolo" con Sud, sono in verità usciti autonomamente per diverse importanti riviste letterarie inglesi e irlandesi. Segno della diffusa notorietà di questo scrittore che ha incontrato un grande credito anche negli Stati Uniti, anche come saggista e critico letterario. Qui, una volta di più, si trovano confermate tutte insieme le virtù di Tóibín convogliate da una scrittura finissima e classica per evocazioni e modi del racconto.
Lasciata da parte la rielaborazione letteraria delle vite dei suoi scrittori più amati (Henry James, Tennessee Williams e Oscar Wilde), questa raccolta ha al centro l'analisi delle relazioni familiari. L'ambiente è quello dublinese, registrato in diversi tempi storici. Dagli anni cinquanta di uno pseudo boom economico, agli ottanta del dopo Sessantotto, fino a una contemporaneità ancora venata di tradizioni e dalla evidente matrice cattolica. Sono storie di adolescenti che osservano, di madri che ricordano, e anche di donne vecchie che si ostinano a non voler riconoscere la verità dei fatti. Sono esistenze spesso attraversate da una dipendenza, dall'alcolismo, dalle droghe, dalla necessità di sfuggire a una povertà atavica. Ci sono le famiglie ma anche c'è l'assenza di un nucleo dove riconoscersi. E i ricordi che non trovano una strada per essere rielaborati, vie di fuga da dove poter ricominciare; che piuttosto finiscono strozzati nel culo di sacco del presente, nel momento appunto che a Tóibín interessa fermare. Sono persone che non parlano, che non si parlano, che non si sono mai parlate e che mai lo faranno. Il silenzio cala inevitabilmente anche sulla morte, a cui nessuno riesce a fare fronte: a tal punto incommensurabile è l'assenza della persona amata che ai personaggi di Tóibín è consentito soltanto fare finta di niente. Come il ragazzo che, appena sepolta la madre, accetta di partecipare a un rave party su una spiaggia fredda d'autunno, all'alba rientra a casa con un compagno occasionale, senza aver versato una lacrima e continuando a calarsi cocktail di droghe sintetiche. Come lo sguardo assente di una madre che ripensa alla morte della sorella, ai loro anni d'oro in una band, al figlio che rimarrà per sempre un'incognita. Come l'ostinata volontà di chiusura di una vecchia signora nei confronti di un figlio prete accusato di aver abusato di alcuni ragazzini della parrocchia.
"Ogni volta che vedo qualcuno insieme a una persona a cui è legato, provo sempre una gran pena. È meglio non averne": questa la tesi di Manolo, un giovanissimo sguattero che sostituisce la madre, alcolizzata e scomparsa nella neve, di Miquel, il protagonista dell'ultimo racconto dal titolo Un lungo inverno, che è quasi un piccolo romanzo. Meglio non aver legami, neppur quelli di sangue. Optare per il silenzio e lasciare che il cuore si infiammi, solitario, inappagato, alla ricerca di un calore che già si consuma prima ancora di scaldare. Il sesso, il desiderio del corpo altrui sono, in questo contesto, effimeri movimenti verso la morte, goffi tentativi di ancoraggio. Stregamenti e fughe, complicità tradite, echi lontani di sessualità miste.
Camilla Valletti
L'articolo è stato aggiunto al carrello
L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
Siamo spiacenti si è verificato un errore imprevisto, la preghiamo di riprovare.
Verrai avvisato via email sulle novità di Nome Autore