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Madri e figli - Colm Tóibín - copertina
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Descrizione


Un ragazzo seppellisce la propria madre e subito dopo va a un rave party in una spiaggia fuori Dublino, dove fra droghe e allucinazioni il dolore e la rabbia si mescolano al desiderio di torbide avventure sessuali. Una ex cantante folk, famosa negli anni Sessanta, viene assalita da dolorosi ricordi quando trova il figlio intento ad ascoltare i suoi vecchi LP, che sperava di non dover mai più sentire. Ogni sera un musicista frequenta gli spettacoli di una donna che interpreta struggenti canzoni d'amore ma non riesce a guardarla negli occhi: si tratta della madre che lo ha abbandonato anni prima. Un ragazzo coraggioso si mette alla ricerca della propria famiglia sfidando il gelo e la neve dei Pirenei. Nove storie in cui fra silenzi, indifferenza e rancore nove "coppie" di madri e figli si incontrano, si amano, si abbandonano, spezzando o ricomponendo di volta in volta il precario equilibrio di parole non dette e sentimenti inespressi che caratterizza ogni relazione familiare.
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Dettagli

2007
8 novembre 2007
302 p., Brossura
9788881128365

Voce della critica

I racconti che Fazi, l'editore italiano che ha seguito Colm Tóibín dal suo esordio "spagnolo" con Sud, sono in verità usciti autonomamente per diverse importanti riviste letterarie inglesi e irlandesi. Segno della diffusa notorietà di questo scrittore che ha incontrato un grande credito anche negli Stati Uniti, anche come saggista e critico letterario. Qui, una volta di più, si trovano confermate tutte insieme le virtù di Tóibín convogliate da una scrittura finissima e classica per evocazioni e modi del racconto.
Lasciata da parte la rielaborazione letteraria delle vite dei suoi scrittori più amati (Henry James, Tennessee Williams e Oscar Wilde), questa raccolta ha al centro l'analisi delle relazioni familiari. L'ambiente è quello dublinese, registrato in diversi tempi storici. Dagli anni cinquanta di uno pseudo boom economico, agli ottanta del dopo Sessantotto, fino a una contemporaneità ancora venata di tradizioni e dalla evidente matrice cattolica. Sono storie di adolescenti che osservano, di madri che ricordano, e anche di donne vecchie che si ostinano a non voler riconoscere la verità dei fatti. Sono esistenze spesso attraversate da una dipendenza, dall'alcolismo, dalle droghe, dalla necessità di sfuggire a una povertà atavica. Ci sono le famiglie ma anche c'è l'assenza di un nucleo dove riconoscersi. E i ricordi che non trovano una strada per essere rielaborati, vie di fuga da dove poter ricominciare; che piuttosto finiscono strozzati nel culo di sacco del presente, nel momento appunto che a Tóibín interessa fermare. Sono persone che non parlano, che non si parlano, che non si sono mai parlate e che mai lo faranno. Il silenzio cala inevitabilmente anche sulla morte, a cui nessuno riesce a fare fronte: a tal punto incommensurabile è l'assenza della persona amata che ai personaggi di Tóibín è consentito soltanto fare finta di niente. Come il ragazzo che, appena sepolta la madre, accetta di partecipare a un rave party su una spiaggia fredda d'autunno, all'alba rientra a casa con un compagno occasionale, senza aver versato una lacrima e continuando a calarsi cocktail di droghe sintetiche. Come lo sguardo assente di una madre che ripensa alla morte della sorella, ai loro anni d'oro in una band, al figlio che rimarrà per sempre un'incognita. Come l'ostinata volontà di chiusura di una vecchia signora nei confronti di un figlio prete accusato di aver abusato di alcuni ragazzini della parrocchia.
"Ogni volta che vedo qualcuno insieme a una persona a cui è legato, provo sempre una gran pena. È meglio non averne": questa la tesi di Manolo, un giovanissimo sguattero che sostituisce la madre, alcolizzata e scomparsa nella neve, di Miquel, il protagonista dell'ultimo racconto dal titolo Un lungo inverno, che è quasi un piccolo romanzo. Meglio non aver legami, neppur quelli di sangue. Optare per il silenzio e lasciare che il cuore si infiammi, solitario, inappagato, alla ricerca di un calore che già si consuma prima ancora di scaldare. Il sesso, il desiderio del corpo altrui sono, in questo contesto, effimeri movimenti verso la morte, goffi tentativi di ancoraggio. Stregamenti e fughe, complicità tradite, echi lontani di sessualità miste.
  Camilla Valletti
 

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Conosci l'autore

Colm Tóibín

1955, Enniscorthy (Irlanda)

Colm Tóibín (Enniscorthy, Irlanda 1955) ha studiato Storia e letteratura inglese all’University College of Dublin. A venti anni ha cominciato a viaggiare, prima in Spagna, poi in Argentina, in Sudan, in Egitto, negli Usa. Giornalista, saggista e romanziere, è considerato uno dei maggiori scrittori irlandesi contemporanei. Tra i suoi libri tradotti in italiano ricordiamo: Sud (Fazi, 1999); Il faro di Blackwater (Fazi, 2002) e Il testamento di Maria (Bompiani 2014), finalisti al Booker Prize; The Master (Fazi, 2004), vincitore dell'IMPAC Award; Madri e figli (Fazi, 2007); Fuochi in lontananza (Fazi, 2008); Brooklyn (Bompiani, 2009), vincitore del Costa Novel Award; La casa dei nomi (Einaudi 2018). Tóibín è stato inoltre...

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