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Avendo letto di Soriano, in precedenza, solamente i racconti sul calcio, questo libro è stato un piccolo shock! I due racconti, infatti, portano il lettore nell'Argentina degli anni '70, durante i primi anni della dittatura militare. Il primo racconto ha un ritmo velocissimo, con pochissimo spazio per l'introspezione e molto sull'azione. Il secondo invece è più "tradizionale" (e a mio avviso migliore). In entrambi si evidenzia il clima di paura e intimidazione dato dal nuovo regime, i voltafaccia di tanti opportunisti, l'impossibilità di una vita normale. Non sono capolavori ma senz'altro efficacissimi nel ritrarre quel preciso periodo storico. Interessantissima anche la postfazione di Angelo Morino.
Recensioni
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Si aggirano per le strade di questo libro figure in bilica tra farsa e tragedia, sotto una pioggia incessante e torrenziale, in giorni che si dilatano nel tempo, in notti di scontri e di segreti, di amicizie repentine e piccoli eroismi. Incontriamo in Quartieri d'inverno Andrés Galvan, la "Voce d'oro di Buenos Aires" e Tony Rocha pugile suonato, la faccia triste e il braccio lungo come una pompa da incendio; poi le opposte fazioni di Mai più pene né oblio, don Ignacio, eroe per sbaglio, Cervino e il suo inseparabile aereo Torito, il matto Pelaez. La scrittura "cinematografica" di Soriano, esatta, tagliente e ricca di humour, racconta la tragedia sudamericana evidenziandone ill carattere ironico e assurdo, oltre che crudele e disumano: il dispostismo umanizzandosi perde credibilità e misurandosi con il più marginale dei contesti sociali si staglia come uno spettro cell'insensatezza e dell'illegittimità.
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