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Francesco Viviano e Alessandra Ziniti, con il loro romanzo-verità propongono - a partire da una storia vera e dal diario di un pedofilo messo agli atti d'un procedimento giudiziario - una riflessione sulla pedofilia che, per come è articolata la narrazione, offre al lettore la possibilità di osservare le cose da un duplice vertice. Il punto di vista del pedofilo (l'Enzo Gastaldi del plot narrativo, ex-seminarista e poi insegnante a domicilio per i ragazzini del vicinato e del quartiere) che prima di diventare tale è stato a sua volta una "vittima", cui fa da contraltare lo sguardo d'una vittima di Enzo (Milena che, da ragazzina, era stata oggetto delle attenzioni di Enzo).Il Pedofilo, esecrabile perchè miete le sue vittime tra ragazzini innocenti che non hanno possibilità di difendersi, è il parto di un meccanismo senza fine che è molto difficile smontare: il racconto ci mostra come un pedofilo non nasce per caso, ma si configuri attraverso una serie di passaggi che, pur potendo presentarsi con molte varianti, sono in certo modo obbligati. Un soggetto che da adulto diviene pedofilo (e, dunque, un "maledetto" e un "tormentatore" di bambini, di ragazzini/e e, in ogni caso, di minorenni), in tenera età, è stato fatto oggetto, a sua volta, delle concupiscenze d'un adulto pedofilo. Non tutti i bimbi che hanno subito una tale sorte sono destinati a diventare a loro volta pedofili, ovviamente: altri reagiscono alle forme di abuso patite in altri modi, imparando a sviluppare meccanismi psichici difensivi che metteranno a repentaglio il loro futuro evolutivo oppure rimuovendo i ricordi più penosi che potrebbero essere recuperati all'improvviso e traumaticamente, come nel caso della Milena della storia. Nello stesso tempo, non bisogna cadere di rappresentazioni stereotipate.Ciò che impressiona della storia di Viviano e Ziniti è proprio questo. A differenza dell'adulto violento, il pedofilo immette nella mente giovane della sua vittima un veleno sottile e insidioso.
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