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Anno edizione: 2014
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Nonostante il libro si presenti come autobiografia, credo sia più corretto ritenerlo una riflessione sul Folk Revival degli anni '60 e più in generale sul concetto di musica folk americana. Certo, a tirare avanti la narrazione sono le esperienze dell'autore, ma ciò in cui questo libro è grande e nel rendere ragione del valore e dell'importanza della musica folk statunitense e di tutti i processi, le contraddizioni e le dinamiche che soggiacciono a questo fenomeno. E in questo Dave Van Ronk è un maestro: vuoi per la sua cultura discografica sterminata, vuoi perché non ha mai raggiunto un successo commerciale tanto grande da accecarlo al punto da non distinguere meriti e demeriti, vuoi perché le sue sono le parole di un uomo ormai vissuto che guarda indietro nel tempo. Alcuni capitoli del libro sono illuminanti a dir poco, delle vere perle, perché restituiscono in maniera matura e disincantata cosa significhi e cosa non significhi la musica folk, il suo essere e non essere discorso politico, artistico, commerciale. Credo che questa debba essere una lettura obbligatoria per tutti gli amanti del folk, per chi si è innamorato da adolescente di Dylan e in genere di un certo tipo di musica americana. A margine: per la gioia di chi non sopporta le edizioni tascabili, il libro ha una copertina rigida, con tanto di sovraccoperta. Peccato che, tenuto nello zaino, si sia scollato nel giro di una settimana. Forse sono stato solamente sfortunato, ma speravo in un'edizione più coriacea!
Il libro è il racconto della vita di Dave Van Ronk narrato da lui stesso e curato da Wald dopo la morte dell'artista. Il bello è che la ricerca era nata come storia del Greenwich Village di New York, di cui infatti si parla estesamente, e i cui risvolti (umani, sociali, politici) sono ben delineati. Il libro si legge facilmente, è scorrevole e chiaro. Van Ronk appare sincero e intelligente, nel suo ambiente era considerato una persona colta e portata per la riflessione. Le sue attività molteplici come musicista e cercatore di canzoni non sono state recepite fino in fondo da tutti a mio avviso, nel senso che Van Ronk è una pietra miliare della discografia folk americana per molti aspetti ma non gli si è tributato il giusto valore, se non di recente per il film dei Coen (molto diverso dal libro). Certo che, anche a detta sua nel libro, Van Ronk non aveva la vena compositiva e l'urgenza materiale di diventare qualcuno che avevano altri, come Dylan ad esempio. Il libro è per un amante della musica, delle storie americane, dei personaggi e del loro sguardo diretto e disincantato sul mondo.
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