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Una sorta di riflessione amara sulla vita e sul sentire degli uomini, che come mai appaiono in tutta la loro nudità, schietta umanità così meschina, a volte, così triste, anche. E l'estenuante ricerca di una vita, domande che consumano e logorano, alla fine si stemperano in maniera mirabile nella solitudine interiore dalla quale nessuno può sfuggire. Molto, molto bello, di rara intensità e finezza letteraria.
Un libro intenso e coinvolgente che contiene interessanti riflessioni sull'essere e vivere come un "perfetto" essere umano e quindi cittadino.
Busi per me è semplicemente il MIGLIORE SCRITTORE ITALIANO VIVENTE ed è uno degli intellettuali più sottovalutati di questo nostro terremotato paese.
Recensioni
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Alla serie di Manuali cui Busi ci ha abituati - dedicati volta per volta al Perfetto Gentilomo, e sempre nella perfezione seguitando, alla Gentildonna, allo scrittore, e più di recente alla Mamma e al Papà - si aggiunge ora, a completamento, quello del perfetto single: figura che particolarmente si addice alla personalità dell'autore. A voler leggere nella successione dei suoi libri una continuità, un filo logico, dopo il racconto dolente di un amore appena sfiorato (Un cuore di troppo, Mondadori, 2001; cfr. "L'Indice", 2002, n. 3), l'autore pare qui suggerire una maniera per uscire da rimpianto e dolore, infine per cavarsela vivaddio, e con lo slancio del Busi migliore: "Come rendere perfetta questa inesorabilità del ritrovarsi da soli e renderla non una pena infinita ma una gioia fatta e finita, appena si può e di volta in volta, pena per pena, sacrificio per sacrificio, risata per risata, sospiro per sospiro, è dunque l'argomento di questo manuale".
Un "galateo della solitudine", un'argomentazione ampia e avvolgente delle ragioni a favore dell'uomo e della donna da soli - cosa diversa, precisa Busi, dalle donne e dagli uomini soli - che vivono la migliore delle condizioni, la più retta, la più coscienziosa, la meno infelice; per quanto apertamente osteggiata da una società dominata dall'istituto della famiglia - principale bersaglio polemico del libro - vera "associazione a delinquere". Un manuale, sia chiaro, scritto da quell'istrionico straripante scrittore che è Busi, davvero il meno indicato per i canoni tradizionali che il genere richiede. E proprio per questo, parodisticamente, così tanti sono i manuali che ha scritto. Il ritratto del perfetto single finisce presto per essere quello del perfetto uomo tout court, che poi altri non è che lo stesso Busi, e nella forma oramai consueta di una sfrenata autocelebrazione: che ora rientra pure nel gioco - quasi al pari di un artificio retorico - ora appare invece eccessiva, stucchevole, fuori misura.Ma così è, prendere o lasciare.
L'ironica verve in questo caso quanto meno non manca. Arriva un momento, nel corso del libro, che l'intento didascalico quasi sparisce, il manuale tradisce allora d'essere quasi un pretesto - uno come un altro - che l'autore si è scelto per potere liberamente parlare di tutto - nell'unico modo possibile, verrebbe da aggiungere, rifacendosi a Wilde: parlando di niente, al punto che il manuale assomiglia piuttosto a un diario - privato, di ostentata intimità in certi casi, e pubblico a un tempo. Nel suo consueto travolgente stile leggiamo così le cose che lo scrittore ha in orrore - ed è una lunga lista -, o i suoi pensieri su fatti di strettissima attualità - sugli scontri di Genova, per esempio -, tutto in quel partecipato ininterrotto dialogo coi lettori che è il contrassegno più autentico della sua scrittura: si sente che lo scrittore ricerca un rapporto d'elezione coi suoi lettori, esclusivo e sincero, come quando riferisce del suo status di single in senso più ampio, libero da ogni compromesso, e il discorso d'improvviso vola alto: "Ho deciso di dimissionarmi dal paese Italia restando in pieno qui (...) ho fatto la mia parte, ma se d'altronde nessuno mi vuole così come sono, non appartenente e privo di potere per mia volontà, è più nel mio spirito farmi da parte del tutto. Prego, accomodatevi, ma non contate più su di me".
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