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Il volume intende proporre, "a una nuova generazione di studenti, un accesso diretto all'opera di Marx dopo il 1989 e dopo la crisi dei marxismi". In realtà, la selezione dei brani e la divisione per temi tracciano, inevitabilmente, dei percorsi. In particolare, come i curatori dichiarano nell'introduzione, l'intento è di restituire l'impianto profondamente politico di tutto il pensiero di Marx, mettendo in luce, ad esempio, il significato sociale del "lavoro", che, "cessa così di essere una mera categoria economica, per diventare il cuore politico della narrazione marxiana". Le categorie economiche e i concetti politici moderni, come "diritto" e "Stato", fanno parte, per Marx, di un "mondo dell'apparenza". "Apparenza", però, non è l'opposto simmetrico di realtà. Un insieme di apparenze, infatti, produce effetti "reali". Tuttavia cela qualcosa: i rapporti sociali. A tal proposito, Mezzadra e Ricciardi segnalano un aspetto che, a loro parere, non è stato sufficientemente sottolineato dagli interpreti: la radicalità con cui il lavoro teorico marxiano investe la figura dell'individuo. La società è attraversata, hobbesianamente, dal conflitto tra gli individui, che ha come principio e fondamento l'egoismo privato. In tale prospettiva, anche il comunismo, che Marx non descrive al di là dell'abolizione della proprietà privata e della socializzazione dei mezzi di produzione, risulterebbe dunque, secondo Mezzadra e Ricciardi, "impensabile al di fuori dell'azione concreta di una massa di singolarità sospinte in una comune posizione di spossessamento e di subordinazione dallo sviluppo stesso del modo di produzione capitalistico".
Giovanni Borgognone
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