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Volume interessante, ben scritto, ben strutturato e molto leggibile. Le battaglie riportate come esempio della superiorità militare occidentale sono scelte con un criterio che l’autore non spiega. Perché Canne e non Zama? Perché l’offensiva del Tet e non ad esempio l’offensiva dei boxer in Cina? Zama fu una vittoria dell’occidente, mentre Canne fu una sua sconfitta. L’offensiva del Tet fu una vittoria occidentale su di un esercito che comunque combatteva con metodi ed armi ormai occidentalizzati, mentre nello scontro con i boxer si scontrarono effettivamente due scuole: quella orientale e quella europea e la seconda prevalse grazie ad addestramento e disciplina superiori. La risposta che l’autore non dà, ma emerge dalle pagine del libro scritta tra le righe, è che l’occidente ha prevalso non tanto grazie a formazioni più addestrate o a metodi di combattimento più sofisticati, quanto ad una diversa concezione dello scontro militare. Interessante è la considerazione che l’autore fa a proposito della battaglia di Lepanto in cui l’equipaggio della flotta cristiana sapeva che anche in caso di sconfitta non avrebbe subito punizioni, mentre il ‘Padiscià’ turco avrebbe preteso non poche teste. Canne è stata scelta (l’autore lo fa capire, ma non lo dice) perché non ostante la sconfitta i romani furono in grado in meno di un anno di rimettere in campo circa ottantamila uomini, mentre Cartagine non fu in grado di farlo (o non volle farlo?). A fine libro, una domanda è d’obbligo: la scuola militare occidentale ha vinto grazie ad una superiorità intrinseca o non sono stati piuttosto una serie di fatti fortuiti ad imporla al mondo come la più progredita ed efficiente? Come mai nelle accademie militari (e non solo) ancora si studiano le battaglie di Gengis Khan e ’L’Arte della guerra’ di Sun Tzu? Questo l’autore non lo spiega.
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