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Anno edizione: 2017
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A quanto so,questo testo è l'unico saggio in italiano che affronti l'epopea dei regni indo-greci;ed è proprio questo il suo più grande pregio. In 170 pagine,l'autore ci racconta le imprese di re Menandro e di sua moglie Agathoclea,che fu reggente dopo la morte del marito. Ma non solo,visto che l'autore,a grandi linee,descrive la nascita dei regni indo-greci e anche la loro fine,avvenuta circa 200 anni dopo la scomparsa di Menandro. Purtroppo le fonti antiche sui regni indo-greci sono scarse ma ci sarebbe bisogno di un testo più esaustivo su questo argomento,su questi regni poco trattati dal fascino immenso. Un plauso all'autore che ha tentato di farceli conoscere.
L’autore esordisce con una frase ad effetto che mi ha fatto dubitare: “vi fu un re greco che fu più “grande” di Alessandro Magno”, ma effettivamente Menandro I Soter in qualche modo riuscì dove Alessandro non ce la fece perché Menandro creò e governò il più grande regno greco in Battriana e India. Credo che anche Alessandro avrebbe potuto raggiungere un simile traguardo ma glielo impedì la morte prematura. Menandro nacque a Kalasi, l’odierna Bagram in Afghanistan, cleruchia del regno greco-battriano, da una famiglia piuttosto modesta di contadini e grazie alla monetazione possiamo dire che di aspetto fisico aveva un profilo volitivo, occhi meditativi e severi e capelli corti e leggermente mossi. Da semplice contadino grazie alle sue capacità in battaglia riuscì a diventare re. L’autore indaga tra le moltissime fonti greche e romane, indiane, cinesi, del Ceylon, tibetane, così numerose ma tutte incomplete e lacunose: infatti spesso Rizzotto deve dedurre certe informazioni in base alle similitudini e alle probabilità perché le fonti non riportano dati certi. L’autore, ad esempio, per parlare delle forze navali del regno di Menandro lo paragona al vicino regno Seleucide che per certi aspetti è molto simile però purtroppo deduzioni come questa devono venire prese con cautela perché non certe. Rizzotto non cade nel romanzo storico e dice che non vuole scrivere un libro di questo genere, ma è notevole il suo tentativo – secondo me riuscito – di colmare le lacune congetturando come e perché crede che sia in una certa maniera piuttosto che in un’altra.Quello che mi è piaciuto molto di questo libro è che nonostante la lacunosità delle fonti, l’autore vuole essere esaustivo e analizza comunque tutti gli aspetti della vita di Menandro, di come era strutturata la sua città natale Kalasi e come vi si viveva a quel tempo, analizza anche a fondo gli oppositori di Menandro con una scrittura semplice, diretta ed esplicativa.
Per chi, come me, è appassionato di tutti quei temi che narrano "più da vicino" l'incontro tra mondi altri, in questo caso l'occidente ellenistico da un lato e la molteplice civiltà dell'india dall'altro, la lettura di "Menandro il conquistatore" si è rivelata particolarmente avvincente e appassionante. C'è anche da dire che sui regni indogreci non c'è, purtroppo, una vasta letteratura a disposizione per i non addetti ai lavori, per cui è decisamente meritorio il lavoro svolto da Mirko Rizzotto. Tra i tanti temi che emergono dalla lettura del testo ne vorrei sottolineare almeno due, di rilevanza assoluta: il primo riguarda la cosiddetta Arte del Gandhara, dal nome della regione a cavallo tra il Nord Ovest del Pakistan e il Nord Est dell'Afghanistan, dove si ebbe il mirabile incontro tra i caratteri stilistici della matura arte greco-ellenistica con i temi propri alla religiosità buddhista. Uno dei più fecondi incontri culturali della storia. Poiché gli archeologi del nostro paese, tra cui ricordo con affetto il mio professore Maurizio Taddei, tanto si sono adoperati per la riscoperta e la valorizzazione di un tale tesoro, a noi basta fare un salto al Museo di Arti Orientali di Roma per ammirare alcuni dei più bei manufatti di quella regione. Il secondo tema è più squisitamente religioso e ci rimanda all'interesse personale del re Menandro per il buddhismo, ed in particolare dell'intenso e profondo scambio di opinioni ed idee tra il re greco-battriano e il fine intellettuale e monaco buddhista Nagasena. Il testo che va sotto il nome di Milindapanha o Le domande di Milinda (Menandro) è il frutto di tale incontro. Buona lettura.
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