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Un socio disonesto, una moglie e una figlia che non vedrai mai più, la perdita del lavoro, della casa, portano grande sbandamento nella vita di una persona, ed è quasi inevitabile che si finisca a vivere per strada. Perché, come è scritto nel romanzo, per finirla in un altro modo ci vuole tanto coraggio. Tutto ciò è successo al protagonista del nuovo romanzo di Massimo Bertarelli, intitolato "Mi chiamo Ugo". Si presenta e ti stringe la mano quando lo incontri nel letto d'ospedale, dove è stato ricoverato dopo che degli sbandati hanno cercato di dargli fuoco. Sembra la fine, ma siamo solo all'inizio del racconto e della rinascita di Ugo. Le ustioni sono leggere e lui resta in ospedale solo pochi giorni, necessari però a fargli conoscere la simpatica infermiera Rina e un Commissario di Polizia dall'animo sensibile. Aiutato da questi due personaggi, dalla sua testardaggine, dal suo coraggio e da un grande pizzico di fortuna, dopo un po' di peripezie riuscirà a far catturare degli individui che riducono in schiavitù persone disabili, costringendole a mendicare. Il romanzo, ambientato a Monza, tra bei monumenti, botteghe e bancarelle del mercato, trae spunto da un fatto di cronaca realmente accaduto, anche se in un'altra città. L'autore ce lo narra, non a caso, tramite un senzatetto, un personaggio che per colpe altrui o, più raramente, per propria scelta è costretto anch'esso a condurre un'esistenza difficile. Grazie all'ironia di Ugo, il racconto scivola bene anche se mantiene la sua drammaticità; Ugo sembra esistere realmente e lo trovi irresistibile quando, tra le bancarelle del mercato, per guadagnare qualche soldino si cimenta nell'attività che si è inventato, quella di raccontarti per un solo euro l'origine del tuo nome. Personalmente lo trovo un bel romanzo e il personaggio di Ugo è così ben costruito che m'immagino di poterlo incontrare un giorno per le vie di Monza; sarà per questo che da un po' di tempo tengo sempre 1 euro a portata di mano?
"Mi chiamo Ugo" è un romanzo originale, a cavallo fra il poliziesco, il racconto umoristico, la denuncia sociale e il ritratto d'ambiente. Il protagonista è un senza fissa dimora, una persona normale un tempo, con un buon lavoro e una bella famiglia, che dopo aver perso tutto abbandona ogni cosa, per dimenticare e dimenticarsi, per ricacciare in fondo al cuore i ricordi del passato, tanto dolci quanto dolorosi. Ugo ricomincia una vita ai margini, accontentandosi di quel poco che il suo "lavoro" di affabulatore e la carità della gente gli possono offrire. Non chiede nulla, non dà fastidio a nessuno. Ha il suo orgoglio, ci tiene a differenziarsi dagli altri emarginati, da chi vive di espedienti, da chi ha rinunciato alla propria dignità. In realtà, Ugo non si è mai allontanato dal consorzio umano. Ha continuato a leggere, a osservare e a relazionarsi col prossimo, e quando nota qualcosa di strano per le strade della città, scatta in lui il riflesso del buon cittadino. Si improvvisa detective con conseguenze impreviste, aprendo così la strada a nuove possibilità. Prima però dovrà fare i conti col proprio passato e liberarsene per quanto gli sarà possibile, perché certe ferite non guariscono mai. Ugo è un personaggio vivo, che esce dalle pagine con la sua ironia, le sue chiacchiere, la sua occasionale irriverenza. Un personaggio a strati, morbido sotto quella scorza che faticosamente si è costruito in anni di vita ai margini ma senza mai lasciare quella che è diventata la sua città di adozione, Monza, qui ritratta con pennellate precise e pittoresche con il suo Parco Reale, coi suoi mercati, le sue nuove povertà così difficili da affrontare. "Mi chiamo Ugo" è un libro breve, scorrevole, fresco, dallo stile immediato e dal linguaggio colorito e colloquiale. Un romanzo che diverte e che fa pensare, che aiuta a vedere con occhi più consapevoli realtà tanto dolorose quanto comuni nelle nostre città.
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