Negli ultimi lustri si è registrato un significativo implemento degli studi sulla lingua delle arti e dell'architettura, avviati dalle indagini seminali di Giovanni Nencioni e di Paola Barocchi. Rispetto alla gran parte di essi, dedicati alle più numerose fonti trattatistiche e letterarie, l'autore sceglie di concentrarsi sulle testimonianze puntuali e molto varie offerteci dagli autografi michelangioleschi inerenti le commissioni laurenziane, per le quali fu progettista e scultore, ma anche direttore dei cantieri, dalla facciata mai realizzata alla Sacrestia Nuova, alla Biblioteca con la scala del vestibolo compiuta solo negli anni sessanta. Attraverso la trascrizione di "ricordi, inventari, annotazioni varie" e di "lettere", dai "disegni" e dalle "carte del marmo" sono ripercorse le fasi preparatorie e realizzative di quelle opere e si è introdotti al confronto con una mente superba colta nella realtà quotidiana del lavoro. Il proposito di Michelangelo "che sia (la facciata) d'architectura e di schultura lo spechio di tucta Italia" si scontra, ad esempio, con le ingerenze del pontefice ("che l'Papa non s'abbi a impacciare più di niente") e con le beghe amministrative e la gestione finanziaria; a cui tuttavia l'artista si dimostra molto attento. I giudizi sono diretti ed eloquenti ("gli scharpellini di qua cioè di Settignano inviati a Pietrasanta no' si intendono de' marmi, e visto che e' non riesce loro, si vanno chon Dio") e l'organizzazione del lavoro è descritta dettagliatamente negli elenchi di paga e per squadre di lavoro, queste ultime da un certo punto distinte per le "giornate de' marmi" (della sagrestia) e per le "giornate de' macigni" (per la biblioteca). L'analisi linguistica è articolata e puntuale, si avvale della più aggiornata e qualificata ricerca specialistica e ci offre un prezioso strumento di lavoro, con una premessa di Giovanna Frosini e il glossario interrativo in cd rom allegato, tutt'altro che mera appendice del testo. Dei termini tecnici Felici censisce le attestazioni, evidenzia la polimorfia e le diverse estrazioni, notando fra l'altro come "la terminologia del cantiere fiorentino cinquecentesco sia sostanzialmente composta da termini da tempo presenti in contesti differenti, come quello della bottega artigiana e artistica". Alessio Monciatti
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