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Quotidiano La Sicilia cronaca di Trapani 18 aprile 2006, p. 33Tredici «ritratti». Tredici interviste ad altrettanti protagonisti della politica, della società e della cultura isolana, compongono «I miei volti della Sicilia», l’ultimo libro del giornalista e saggista Antonino Bencivinni, pubblicato, nella collana «Scaffale aperto», dalla Armando Editore. Un volume snello ma ricco di storie, di vicende personali. Quella del «re di Gibellina», Ludovico Corrao, quella del sociologo «anti soprusi» Lorenzo Barbera, dell’antropologo Antonino Buttitta (il «dongiovanni della cultura»), dell’archeologo Vincenzo Tusa (colui che «perdonò i tombaroli»), del fotografo Ferdinando Scianna, di Salvatore Lo Bue (il sacerdote con il compito di «far innamorare della vita»), del teorico del restauro Giuseppe Basile («l’uomo che occupava le chiese per salvarle dall’abbandono»), del cabarettista Sasà Salvaggio, dell’ispettore ministeriale Vito Piazza, dell’ambasciatore italiano in India Benedetto Amari, del tributarista Gaspare Falsitta, di Vito Bellafiore (il sindaco di Santa Ninfa che da calzolaio divenne senatore), e di Teresa Gentile (la donna che osò «sfidare educazione repressiva e tradizione»). Si tratta degli articoli che l’autore pubblicò, tra il 2002 e il 2004, nella rubrica domenicale ospitata nell’edizione siciliana del quotidiano «La Repubblica». Ai «volti» siciliani è aggiunto quello di Pierluigi Pirandello, nipote del drammaturgo agrigentino, che «pur non potendo trovare posto nella rubrica - come spiega Bencivinni – non essendo siciliano di nascita, si può considerare siciliano d’adozione». Ne viene fuori una curiosa galleria di tipi e personaggi, «messi a fuoco» con lo spirito indagatore dell’antropologo prima che del giornalista. VINCENZO DI STEFANO
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