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Siamo nella Repubblica federale tedesca, alla fine degli anni Sessanta: tutto incomincia con un annuncio alla radio, che passa la notizia dell'assoluzione di un ex giudice nazista dall'accusa di crimini di guerra. Uno studente, indignato, decide di fare giustizia uccidendolo. Ma questo è solo il pretesto letterario per raccontare la vera storia dei coniugi Groscurth: lui, membro della resistenza, condannato a morte proprio da quel giudice; lei vessata fino alla perdita dello status di moglie di perseguitato politico nel nuovo regime liberaldemocratico. Un libro davvero molto intenso; una storia vera che insegna come la coerenza e l'alto senso civile di una donna possano averla vinta sul desiderio di vendetta, che rende ciechi e distrae da ciò che veramente conta nella vita, come l'amore, l'impegno sociale, la ricerca della verità. Un libro crudo e commovente assieme. L'autore, tra l'altro, è molto conosciuto in Germania: i suoi lavori teatrali sono stati tradotti in tredici lingue.
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Berlino, 6 dicembre 1968. L'emittente radiofonica del settore americano annuncia che l'ex giudice nazista Hans-Joachim Rehse, autore di 230 condanne a morte, è stato assolto da ogni imputazione. Nelle parole dello speaker, un giovane studente di filosofia coglie però un altro messaggio: l'invito a riparare il torto con le proprie mani; da quella notte inizia il suo anno da assassino. Vibrante e paradossale confessione di un omicidio mai commesso, Mein Jahr als Mörder ripercorre sessant'anni di storia tedesca onorando la memoria di Georg Groscurth, giustiziato l'8 maggio 1943, e della moglie Anneliese Plumpe, perseguitata durante la guerra fredda perché promotrice di un referendum contro il riarmo della Rft, dove scelse di vivere pur avendo a Est numerose e influenti amicizie. Ricordare le vite di due "eroi della resistenza" che volevano solo essere "persone per bene" è per Delius una questione sentimentale prima che civile e politica; la sua storia è anzitutto un omaggio all'antica amicizia, nata in Assia nei primi anni del dopoguerra, con i figli dei Groscurth, Jan e Peter, nel romanzo Axel e Rolf.
Pagine autobiografiche e materiali documentari dalla forza dirompente si alternano in una coinvolgente partitura letteraria; Delius definito in patria "meraviglioso, sensibile portavoce della sua generazione" ("Die Zeit", 11 novembre 2004) confida nel romanzo come luogo della memoria, dove i grandi mutamenti storici possono essere analizzati e compresi. Nell'anno in cui Joseph Bachmann ferì Rudi Dutschke, in cui Martin Luther King e John Fitzgerald Kennedy furono uccisi, il Raslkol'nikov berlinese protagonista del romanzo progetta non solo l'omicidio politico del giudice che condannò Groscurth, ma anche la pubblicazione di un libro che illustri le motivazioni del suo gesto; l'obiettivo, dunque, non è solo ristabilire la giustizia, ma creare allo stesso tempo un caso letterario e giuridico. Per il giovane sessantottino, come per lo scrittore del XXI secolo, ricostruire gli eventi che portarono alla morte Groscurth e gli altri membri dell'associazione segreta Europäische Union e denunciare le persecuzioni subite da Anneliese nei tribunali della Rft, dove il governo Adenauer aveva reintegrato numerosi funzionari nazisti, significa anche interrogarsi sulla legittimità e sulla funzione della letteratura di fronte alla lingua dell'"idra", simbolo del potere pervasivo e tenace dei totalitarismi che ancora oggi insidiano le libertà democratiche. Improvvisamente indeciso se perseguire i suoi intenti omicidi o dedicarsi esclusivamente alla stesura del libro, il protagonista vive della contestazione studentesca solo le riunioni letterarie, dove sostiene che "politico" e "bello", impegno e qualità letteraria, sono inseparabili.
È questa "quadratura di senso estetico e politico" che Delius cerca e ottiene oggi, illuminando tre momenti controversi della nostra storia recente, tutti legati al nome del gruppo fondato da Groscurth, Havemann, Richter e Rentsch, Unione Europea. Sognata dagli oppositori dei regimi totalitari e dagli studenti della Berlino divisa dal muro, che vivevano nel '68 il primo segnale della globalizzazione, l'Unione è oggi una realtà culturalmente labile, da difendere e legittimare. Il romanzo di Delius aggiunge un prezioso tassello alla costruzione di questa Europa che, paradossalmente, sembra ancora "un'ombra di utopia". S. Moretti
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