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Un testo divulgativo che tiene conto delle ricerche più recenti su Homo neandertalensis, soprattutto dal punto di vista genetico offre un punto di vista aggiornato. Non molto lineare la struttura del testo, ma tuttavia piuttosto semplice da seguire anche per non addetti ai lavori.
Gli autori spiegano in modo semplice ma non banale come i ricercatori sono arrivati alle (poche) ipotesi condivise nella comunità scientifica sui vari aspetti (evoluzione, habitat, stile di vita, socialità, capacità cognitive, estinzione) di Homo Neanderthalensis, gli enigmi (tanti) che dovranno, ma che forse non potranno, essere risolti dalle future ricerche e, soprattutto, affrontano la più recente frontiera del dibattito sulla estinzione di questa specie: forse non si è estinta, ma è stata assorbita da Homo Sapiens; e lo fanno senza dare l'idea, al lettore, di essere i partigiani di questa ipotesi o di altre che si sono succedute negli ultimi 60 anni, ma rendono con chiarezza la necessità di approfondire l'argomento cercando supporto nello scrupolo e nell'obiettività della ricerca scientifica.
Un libro bello e avvincente. Adatto anche ai non addetti ai lavori.
Recensioni
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Nel lontano agosto del 1856, nella valle renana di Neander a pochi chilometri da Düsseldorf, furono rinvenuti i resti di un antico ominide, simile ma diverso dall’uomo moderno. Era iniziata la vicenda dell’uomo di Neanderthal. Da allora moltissimo si è scritto e dibattuto su Homo Neanderthalensis, che ha abitato Europa e vicino Oriente per circa mezzo milione di anni attraversando diverse glaciazioni, fino alla rapida e misteriosa scomparsa intorno a 35.000 anni fa, quando si imbatte in Homo sapiens. Oggi resta solo quest’ultimo, unico erede del lignaggio di una gran varietà di ominidi che hanno dato origine a ondate migratorie in epoche diverse, si sono distribuiti nei continenti e adattati a varie condizioni ambientali, talvolta convivendo. Dalla comune origine africana, la grande famiglia umana intraprese più volte lunghi viaggi e si differenziò. In fondo, Neandertal è solo uno dei tanti, eppure è il protagonista di decine di articoli pubblicati sulle riviste scientifiche (...). Perché dunque un tale coinvolgimento degli addetti ai lavori? (...).
I nostri progenitori sapiens hanno semplicemente invaso il vecchio continente provocando la rapida estinzione degli ominidi del freddo e della loro cultura primitiva e inferiore(...)? Gli autori di questo libro perseguono un fine ambizioso: fare i conti con la complessità e la multifattorialità degli eventi storici e della vita. Una crescente quantità di evidenze sperimentali confuta infatti la presunta semplicità e arretratezza culturale degli antropofagi, carnivori ed atletici Neandertal. Essi produssero arte e costruirono manufatti di nessuna utilità, la cui futilità è sintomo di pensiero astratto. Seppellivano i propri morti e forse avevano sviluppato un linguaggio verbale complesso.
Ma una parte consistente del saggio è dedicata a un altro aspetto, ancora più dirompente per la sua valenza generale. (...)Per mezzo di raffinate tecniche di estrazione del DNA dai resti fossili, è stato recentemente possibile decodificare il genoma nucleare e mitocondriale dei Neandertal. Così oggi sappiamo di essere specie sorelle, che cioè condividono una linea genealogica comune relativamente recente (...). Tecnicamente il Neandertal non si sarebbe così estinto del tutto, ma avrebbe lasciato una piccola ma significativa traccia nei sapiens non africani. (...)
Recensione di Luca Munaron
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