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Il campo da calcio, da sempre sede di valori edificanti e nobili come impegno, sacrificio, spirito di squadra e rispetto dell'avversario che venivano impartiti ai giovani vurgulti, da circa quindici o vent'anni è diventato un vero e proprio ring per genitori che, a fronte di una sanzione impartita dall'arbitro o della decisione dell'arbitro di mettere in panchina il figlio, liberano i loro istinti più triviali che non solo si manifestano a suon di parolacce e improperi, ma anche in vere e proprie risse che a malapena si riescono a sedare con l'intervento delle forze dell'ordine. Benaglia, da giornalista sportivo, concentra la sua attenzione sul mondo calcistico, ma la situazione che è il focus della sua attenzione, cioè l'eccessiva (e dannosa) ingerenza dei genitori in merito alle decisioni prese da allenatori e dirigenti sportivi, si può tranquillamente estendere anche in altre realtà educative come la scuola, dove l'operato dei docenti, spesso e volentieri, è oggetto di critiche e pretesti veramente imbarazzanti. Non si sa bene a cosa sia dovuto tale comportamento, ma una cosa è certa: i genitori, quando hanno figli piccoli, si identificano in loro a tal punto da assumere, inconsapevolmente, atteggiamenti e comportamenti al limite dell'infantile, creando dei veri e propri mostri, cioè individui esteriormente adulti ma dal comportamento adolescenziale. Insomma possiamo assistere ad una vera e propria reductio ad pueritiam. Per fortuna, come diceva qualcuno, che l'adolescenza è una malattia che prima o poi passa. Speriamo anche questa adolescenza in corpi di questi "nuovi" cinquentenni.
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