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Anno edizione: 2014
Anno edizione: 1990
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Mirra di Vittorio Alfieri esemplifica il danno della letteratura italiana: il canone ha elevato opere o autori di epoche con scarso o poco materiale umano sulla base dei generi alti, quali la tragedia, l'ode, il sonetto, trascurando il genere medio, come la commedia o la saggistica. Perché si studia la "Mirra" di Alfieri e, poniamo, non il "Discorso sull'indole del piacere e del dolore" di Pietro Verri? O perché non leggere "L'amore delle tre melarance" di Carlo Gozzi? Mirra è figura mitologica poco nota. Sarebbe la madre di Adone. Frutto dell'incesto, Alfieri, castamente, evita che l'amore tra figlia e padre generi il fanciullo, poi amato da Venere e (secondo certe varianti) sbranato da un cinghiale. Mirra è posseduta dalle Furie. Un'ossessa, o una schizofrenica. E' il solo personaggio ad avere un qualche interesse. Gli altri sono mal tratteggiati. Pereo, il pretendente, è personaggio tanto elogiato quanto francamente di scarso comprendonio; Ciniro, il padre, pare un re di poca qualità militare, facendosi sfilare la spada dalla figlia e infilare dalla nutrice che vede Mirra morente; la madre, Cecri, intuisce per caso la causa del dolore di Mirra, ma al momento in cui Mirra bipolare le accenna la cosa, ritiene il digiuno causa dei vaneggiamenti. Ci sarà pure un motivo se nemmeno un moderno ha messo in scena questa tragedia o l'ha musicata. Se ne può fare tranquillamente a meno.
Vittorio Alfieri fu un tragediografo italiano vissuto tra la seconda metà del '700 e gli inizi dell'800. Una sua famosa tragedia è " Mirra" che è, insieme al " Saul", una delle sue migliori opere. I protagonisti di queste due tragedie non sono in conflitto con il mondo esterno bensì con loro stessi. Tuttavia Saul, re di Gerusalemme, è un titano della Storia biblica mentre Mirra è un personaggio più semplice. Saul è stato benedetto da Dio mentre Mirra è molto amata dai genitori. Nel corso delle tragedie la loro sorte muterà. Per scrivere di Mirra Alfieri si è ispirato alle "Metamorfosi" di Ovidio. Tuttavia nell'opera latina la fanciulla è peccaminosa mentre nella tragedia italiana è innocente nonostante il suo peccato interiore. Infatti in Alfieri Mirra ama e desidera il padre ma cerca di resistere ai suoi desideri; in Ovidio ella compie l'incesto e avrà un figlio di nome Adone. La tragedia nonostante il tema scabroso risulta tuttavia molto pudica. La fanciulla non esplicita mai il suo amore se non verso la fine quando esprime gelosia nei confronti della madre e passione verso il padre. Gli altri personaggi ( i genitori, il promesso sposo e la vecchia nutrice) sono più freddi nella caratterizzazione psicologica e risultano quindi più deboli. Mirra ci colpisce per la sua grande umanità e anche per la sua fragilità interiore. Alfieri poteva farne un'opera scandalosa , ma ha la grande genialità di mitigare l'argomento e di renderlo accessibile per i tempi anche se il risultato puo' apparire un po' patetico in qualche passaggio.
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