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La mite - Fëdor Dostoevskij - copertina
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mite

Descrizione


Nel romanzo breve "La mite" (1876), considerato uno dei suoi capolavori, Fëdor Dostoevskij tratta in modo del tutto nuovo il tema del suicidio, facendo narrare una dolorosa vicenda familiare da un marito meschino e grossolano che tuttavia, a poco a poco, riesce a riconoscere le proprie colpe nei motivi che hanno spinto la giovane moglie a togliersi la vita. Nel racconto fantastico "Il sogno di un uomo ridicolo" (1877) lo scrittore cerca invece di rappresentare una società utopica, una nuova età dell'oro di bontà e fraternità, regalandoci un messaggio di speranza innocente e bellissimo. Nell'insieme i due racconti rappresentano una radicale esposizione degli aspetti essenziali della vita stessa: l'amore e l'orgoglio, il coraggio e l'umiltà, il bene e il male.
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Dettagli

2019
Tascabile
16 luglio 2019
144 p.
9788804710714

Valutazioni e recensioni

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Recensioni: 4/5
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ct
Recensioni: 4/5

"La mite" viene definito romanzo breve (sono una cinquantina di pagine) ed è una lettura molto coinvolgente e angosciante. Si può dire che la storia cominci dalla fine: sappiamo già dalla prima pagina che la moglie del protagonista si è suicidata e insieme a lui, con le sue memorie a volte un po' confuse, ripercorriamo la storia del loro travagliato matrimonio. Lei è un'orfana di soli 14 anni che vive con delle zie che la maltrattano e, pur di non sposare l'uomo (un vedovo con figli) a cui queste decidono di "venderla", sposa il proprietario del banco dei pegni da cui va, quasi giornalmente, a vendere i propri cimeli per pubblicare disperati annunci in cui cerca lavoro. Quest'uomo, il narratore della storia, è un quarantenne rimasto affascinato dalla cosiddetta mitezza della ragazzina - da qui il titolo -, la quale accetta tutto ciò che le viene dato, insulti compresi, e dimostra di essere portata di natura per la sottomissione. Ma dopo il matrimonio, passato un po' di tempo, le cose cambiano e tra i due nascono dei dissapori che portano a delle liti anche accese... Il narratore, disperato per la morte della giovane moglie, analizza i suoi ultimi giorni cercando di dare una spiegazione a quella scelta così drastica: lo fa prima giustificandosi, per poi, man mano, rendersi conto dei propri errori. Ho letteralmente divorato le pagine di questo racconto. Ho trovato il tutto molto realistico e la psicologia dei personaggi sviluppata magistralmente, come sono ormai abituata con Dostoevskij.

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sandro landonio
Recensioni: 4/5

Ho trovato i due brevi racconti profondamente diversi. "La mite" non é riuscita a conquistarmi, sarà anche una delle opere migliori di Dostoevskij, ma, insensibilmente, non sono riuscito a provare particolari emozioni vedendo scorrere la vicenda di questo marito misantropo che porta all'esasperazione suicida la giovane moglie. Viceversa sono rimasto molto toccato da "Il sogno di un uomo ridicolo", che ho automaticamente collegato, vista la recente lettura, alle "Memorie di un pazzo" di Gogol. Se però quest'ultimo presentava degli aspetti così grotteschi da indurre ad un sorriso amaro, di quest'uomo ridicolo non si riesce proprio a sorridere. L'analisi spietata delle ultime azioni che dovrebbero precedere il suicidio, la prospettiva quasi "buddista" della scomparsa del mondo con la propria scomparsa sono stati momenti di lettura emozionata. Poche pagine, ma intense.

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Fëdor Dostoevskij

1821, Mosca

Figlio di un medico, un aristocratico decaduto stravagante e dispotico, crebbe in un ambiente devoto e autoritario. Nel 1837 gli morì la madre, da tempo malata, e D. venne iscritto alla scuola del genio militare di Pietroburgo, istituto che frequentò controvoglia, essendo i suoi interessi già risolutamente indirizzati verso la letteratura (risalgono a quegli anni le sue prime letture importanti: Schiller, Balzac, Hugo, Hoffmann). Diplomatosi nel 1843, rinunciò alla carriera che il titolo gli apriva e, lottando con l’indigenza e con i disagi di una salute cagionevole, cominciò a scrivere: il suo primo libro, il romanzo Povera gente (1846), che ebbe gli elogi di critici come Belinskij e Nekrasov, rivela già l’attenzione pietosa di D. per...

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