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Anno edizione: 2011
Anno edizione: 2012
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Personalmente non lo ho apprezzato, e lo ritengo un libro sopravvalutato. Sotto un aspetto puramente stilistico il suo principale difetto consiste nella figura retorica che compare continuamente lungo tutto il tomo: per descrivere qualcosa Bauman riempie le descrizioni di termini con lo stesso significato o quantomeno con significato troppo simile, rendendo la lettura decisamente poco piacevole, senza che tale ridondanza sia affatto necessaria. Sotto un aspetto contenutistico, alcune deduzioni sono effettivamente notevoli, come la sua distinzione fra modernità pesante e modernità leggera, ma altre risultano fin troppo banali, come il ricorrente tentativo di spiegare ogni cosa mediante argomentazioni economiste. Per quest'ultimo aspetto pare il nostro Diego Fusaro. In effetti, similmente a lui, Bauman nel libro tende ad evitare posizioni politicamente scorrette sulle tematiche identitarie, opponendo ad esse illeggibili argomentazioni immigrazioniste. E in alcune parti del libro è facile percepire questo tabù dell'autore, poiché su precisi temi si contraddice da solo, come se non si accorgesse di tale dissonanza cognitiva nel merito. Un altro punto difettoso sono le riflessioni finali, che farcisce con argomentazioni per la quasi totalità non collegate alle tematiche del libro. Non sono soddisfatto quasi per niente del libro.
Testo che analizza la crisi del sistema capitalistico-industriale dei primi settant’anni del ‘900 e l’evaporazione delle certezze socio-economiche che quel sistema produceva, evaporazione che ha lasciato il posto ad una società mutevole, sfrenatamente consumistica, che non offre sicurezze in nessun campo, prima di tutto in quello economico (con la precarizzazione sempre più diffusa del lavoro) e conseguentemente in quello politico e dei rapporti interpersonali. Il libro offre numerosi spunti di riflessione ed è, a mio parere, una lettura fondamentale per capire in che direzione sta andando il mondo. Non è un testo facile, specie nel primo e ultimo capitolo, in cui Bauman usa un linguaggio astratto e quasi filosofico, tanto che per i non esperti di sociologia (come me) a volte risulta difficile capire a quale fenomeno concreto si stia riferendo. Per il resto il libro è una vera miniera di intuizioni, osservazioni e valutazioni, destinate a lasciare il segno nella memoria del lettore. Lo consiglio assolutamente.
Contenuto: trattato socio-filosofico sulle relazioni umane, che si destrutturano alla luce delle discrepanze culturali ed economiche tra classe dei capitalisti e classe dei lavoratori. Tipologia lettore: studioso.
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