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Nato a Buenos Aires, dove i genitori ebrei si erano trasferiti per sfuggire alle leggi razziali, Marcello Vitale trascorse la propria adolescenza a Torino. Qui visse, da liceale, i fermenti del Sessantotto e poi l'ingresso in Lotta continua. All'inizio del 1973 scelse (lui, proveniente da una famiglia della buona borghesia) di andare a lavorare in fabbrica, da operaio: rinunciò, in estrema coerenza con il proprio impegno, a prospettive individuali più vantaggiose. Morì giovane, tre anni dopo, per un incidente stradale. La breve vita di questa figura "minore" del lungo Sessantotto italiano è descritta attraverso piccoli frammenti documentari (lettere, foto, articoli, appunti, documenti politici, volantini) raccolti da lui stesso e dalle persone che gli sono state vicine e che oggi compongono il fondo archivistico a lui intitolato, presso il centro studi Piero Gobetti, che ha anche curato la pubblicazione. I documenti sono poi integrati da brani di collegamento e sintetici testi di inquadramento. Viene così ricomposta, pur senza una narrazione, una biografia irriducibilmente unica, come tutte le biografie, e al tempo stesso esemplare. La storia di Marcello Vitale si sovrappone per larghi tratti come osserva anche Fabio Levi nell'introduzione a quella di un'intera generazione, e ricostruire la sua vita significa inevitabilmente riportare alla luce il mondo e l'esperienza collettiva di cui fu parte. Il libro illumina così la confluenza di una storia individuale nel grande alveo della storia maggiore, e con ciò fornisce spunti preziosi per afferrare aspetti essenziali ma sfuggenti della complessa storia dei movimenti collettivi, troppo spesso identificati con le figure più note o considerati come aggregati informi e omogenei. E al tempo stesso offre un ritratto ravvicinato e ricco di una bella figura.
Alessio Gagliardi
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