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Monumento memoriale. Figurazione e tensione plastica come istanza morale
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Monumento memoriale. Figurazione e tensione plastica come istanza morale - copertina
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Monumento memoriale. Figurazione e tensione plastica come istanza morale

Descrizione


Su «L'Espresso» del 30 dicembre 1962, in un articolo dal titolo "Il monumento di Cuneo. Dieci interpretazioni della Resistenza" Bruno Zevi, con profonda partecipazione, così commenta la conclusione della prima fase del concorso: «Nel consegnare al sindaco il verdetto del concorso di primo grado, i membri della commissione giudicatrice erano visibilmente commossi. L'intero schieramento dell'arte italiana aveva risposto all'appello per il Monumento alla Resistenza: 62 progetti redatti da centinaia di architetti e scultori costituivano una partecipazione inedita per un concorso: dalle personalità più affermate ai giovanissimi, tutti avevano dato con slancio il meglio di se stessi […] avevano disegnato e scolpito per un impulso non strumentale, quasi per ripensare le gesta, gli amici caduti, il brano più generoso della propria vita, le speranze che sembrano riprendere corpo, dopo vent'anni. A Cuneo il monumento non è solo evocativo segna il legame con la nuova Resistenza nel quadro di una riscossa politica». Il volume costituisce una riflessione di studiosi, architetti, critici, scultori di differenti generazioni sul tema del Monumento memoriale attraverso la riproposizione di alcune costanti strutturali di impegno civile, di contenuto critico ma anche di indissolubile legame tra figurazione architettonica ed elemento scultoreo, presenti in alcuni casi emblematici del secondo Novecento italiano (tra gli altri, i progetti per il concorso per il Monumento alla Resistenza a Cuneo, le soluzioni di Piero Bottoni per la Certosa di Bologna, il “memorial” zeviano della biblioteca Einaudi a Dogliani, il progetto di Arnaldo Pomodoro per il cimitero di Urbino). In un proficuo confronto di autori e punti di vista, nelle pagine del volume gli studi su temi di grande tensione morale – dal “memoriale”, laico o religioso, fino a una sorta di celebrazione civile compiuta per funzioni integrate di “monumenti alla periferia” – si affiancano a considerazioni sul rapporto tra architettura e scultura anche quando quest'ultima si concretizzi in una dimensione, sì tridimensionale, ma di libertà figurale. Ma anche sul significato e sul valore che si vogliono ancora riconoscere alle intenzioni e all'impegno militante di alcuni protagonisti dell'architettura italiana, oggetto di una riflessione monografica nei volumi di questa serie divenuta, dal 2018, collana dal titolo "Architetti italiani del Novecento". La scelta di riprendere per l'immagine introduttiva alla Giornata di studi torinese, promossa dal Dipartimento di Architettura e Design del Politecnico di Torino nel maggio 2023, il Piano d'uso collettivo di Giò Pomodoro ad Ales insieme all'impronta del piccolo catalogo della mostra veneziana del 1977, evidenzia in primo luogo l'intento, il significato più profondo, di quest'opera: celebrare Antonio Gramsci attraverso un “piano d'uso collettivo” che si fa piazza, mercato, focolare, fontana ma anche stazione di transumanza delle greggi e che sembra assorbire, in una sorta di consuetudine da borgo agricolo, senza porli in contrasto, il monumento e il memoriale «in un unico processo di organicità creativa». Un monumento? Parafrasando, per il Piano d'uso collettivo a Gramsci, quanto scritto nel 1988 da Carlo Aymonino sul Campus di Pesaro: «Se quanto ho affermato prima produce monumenti, si tratta, sì, di un monumento».
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Dettagli

2025
28 aprile 2025
Libro universitario
320 p., Brossura
9788835172574
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