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Anno edizione: 2017
Anno edizione: 2004
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Devo dire che il libro si è rivelato una autentica sorpresa. Trama, linguaggio scorrevole, descrizione dei paesaggi, non pensavo proprio di trovarmi di fronte ad un noir del genere. E' un peccato che un cosi bravo autore non abbia la giusta rilevanza sulle testate nazionali che finiscono per celebrare sempre i "soliti noti" Camilleri/Carofiglio. Per gli amanti del giallo una vera perla. Consiglio questo, come tutti gli altri libri dello stesso autore, a chi ama il genere ed è "stufo" del solito Montalbano.
Aprendo il libro, gia' dalle prime pagine si e' dentro a Trieste e nel suo clima apparentemente tranquillo. Proteo Laurenti, il commissario capo protagonista conduce la sua indagine anche con il peso della sua esistenza. Trieste e' il canovaccio per le ricerche e per i pensieri di Proteo Laurenti. La Bora, con la B maiuscola, colpisce per la sua presenza e in fondo non poteva essere diversamente. Questo scrittore-giornalista tedesco riesce a descrivere quello che Trieste non vorrebbe raccontare. Si comprende che Heinichen non vi risiede solamente, egli ne fa proprio parte. Le foibe, l'intolleranza verso chi si trova al di la' del confine, i rancori di chi e' fuggito di qua ritornano a galla. L'odio, il risentimento, la vendetta fanno da classico gioco che molti gialli ben descrivono. Anche le osterie, i caffe' di Trieste entrano nel romanzo e da soli invitano a scoprire o riscoprire la citta'. L'autore accompagna il lettore in tutti i percorsi con una narrazione cruda ma non amara. Si compenetra nella sofferenza di ciascun personaggio. Heinichen non e' asettico e distaccato, una sua presa di posizione rispetto alla storia e alla Storia viene esplicitata. Leggendo la poesia di Ungaretti nella pagina prima dell'inizio del racconto (che se non ricordo male tecnicamente si chiama colofone) si puo' comprendere il sentimento che come un filo percorre la vicenda.
Vale la pena di leggerlo e di rileggerlo. A quando le traduzioni degli altri libri?
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