Jorge Carrión, nato a Tarragona nel 1976, è un critico letterario molto attivo su riviste e quotidiani e un eccellente scrittore di viaggio. Questo suo primo romanzo ha fatto sensazione in Spagna come emblema della poetica di una generazione nata negli anni settanta che rifiuta la scrittura convenzionale e commerciale, utilizza il blog multimediale come area di sperimentazione e si chiama fuori dal quotidiano e dalla tradizione, proponendo uno sguardo interdisciplinare, ipertestuale e frammentario, in un collage saturo di nuove tecnologie e cultura pop, specie di provenienza anglosassone. I nomi scelti per questo movimento (Nocilla o Afterpop) non convincono e i singoli percorsi differiscono, ma la sensibilità comune è contundente. I morti ha una struttura perfettamente congegnata, indispensabile per incanalare contenuti magmatici, giustapposti mediante ellissi fino a rasentare lo zapping. Due sezioni comprendono ciascuna otto capitoli di una serie televisiva ambientata a New York e creata da Mario Alvares e George Carrington. La prima si colloca nel 1995 e rinvia a Blade Runner, la seconda nel 2015 e ammicca a I Soprano. Ognuna è seguita da un saggio di taglio accademico che tenta un'interpretazione teorica e decifra la straripante intertestualità cinematografica e televisiva delle puntate. Chiude il libro una brevissima intervista agli autori. Nella prima stagione, in alcuni punti della città si materializzano dal nulla i "nuovi", provenienti da una sorta di aldilà con cui cercano in tutti i modi di riconnettersi, tramite indovini a pagamento, per recuperare un nome e brandelli d'identità. Alcuni dei "vecchi" li aiutano, nella speranza di incappare in qualcuno con cui avevano avuto rapporti nell'altra vita (che riemerge solo in saltuarie interferenze) e associarlo alla loro comunità. Nella seconda stagione, New York è, all'opposto, in preda a una pandemia che smaterializza inesorabilmente le persone, governo statunitense compreso, mentre i clan mafiosi si contendono il deserto che rimane. I personaggi principali avanzano alla cieca, a caccia di un pugno di ricordi o di un affetto stabile o di sesso per stordirsi, tra l'intrico di menzogne e tradimenti, l'esplodere della violenza incontrollata e i complotti della Cia. Carrión domina perfettamente l'enciclopedia dei suoi coetanei. Non a caso è autore anche di Teleshakespeare (2011), saggio sulle serie televisive statunitensi nel contesto del XXI secolo. Qui il suo stile è minimalista, con dialoghi nudi, cadenza veloce e paragrafi corti come riprese, nell'esplicito tentativo di tradurre il codice seriale audiovisivo in linguaggio letterario. Gli scenari e i gesti sono quelli già visti in thriller cyberpunk o fumetti dark. Potrebbe trattarsi non del nostro mondo, ma di uno parallelo e virtuale alla Matrix, oppure di un videogioco. Infatti da I morti nasce Mypain.com, uno spazio web in cui resuscitano i personaggi di finzione, incarnandosi in chi può comprarne l'esclusiva. Ma è plausibile anche una lettura politica, secondo cui I morti presenta una distopia perversa, dove le "comunità" sono l'unico ambito resistenziale, e affronta i temi dell'immigrazione (non a caso esistono centri d'accoglienza per i "nuovi"), dello smarrimento di ogni credibile identità e del genocidio. Danilo Manera
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