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Kadare' compone "Il mostro" nel 1965 e il libro e' subito vietato in Albania, bisognera' aspettare il 1990 e la pubblicazione dei tipi di Fandango per poterlo leggere nella sua patria. Va subito detto che il romanzo non e' un capolavoro, non racchiude affatto, e dispisce, la dimensione onirica dell' autore, tutto si svolge in tono frammentario e su un registro decisamente minore, a volte molto minore. Ma l' idea e' bella ed e' bellissima la paura che incute nel regine albanese degli anni sessanta che come tutte le dittature che lavorano nell' icutere terrore temono gli intrighi i piani di sabotaggio e come la peste le congiure che potrebbero rovesciarlo ma anche solo destabilizzarlo. Gli albanesi come i russi, i russi come i cinesi, i cinesi come i coreani del nord, i coreani del nord come i cubani, i cubani come tanti altri. E il ciclo si chiude. Ma cosa racconta il libro ? La sua idea. Eccola. Un giorno, alla periferia di una citta' compare una strana costruzione, gigantesca, che a volte sembra la sagoma di un grande furgone arenato altre volte la statua, enorme, lignea, di un cavallo di legno. Un cavallo di legno, dunque che racchiude al suo interno degli uomini, l' astuto Ulisse K, il costruttore del cavallo medesimo, altro e un tale Max impiegato di un museo che racchiude antiche armi e abbandonato dalla sua fidanzata la sera stessa del fidanzamento. Una fidanzata di nome, guarda caso, Elena, che fugge su un taxi nella notte. Il cavallo non nasconde solo uomini, ma la speranza che il popolo lo porti in citta' per conquistarne la piazzaforte, e la sete di vendetta del museologo umiliato e offeso. La vendetta si consumera' in modo bestiale, come tutte le vendette e il cavallo conquisteta' il suo ruolo ma il racconto non convince perche' pur seducendo l' idea queta non si trasforma in seduzione della fabula e rimanendo in superfichie come un seghero che pur affondato riemerge perche' manca delle zavorre, indispensabili, affinche' il racconto ti prenda l'anima.
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