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Nel cuore delle Occasioni, che sono il cuore dell’opera di Montale, vi è una sezione, dal titolo Mottetti, dove troviamo un purissimo distillato dell’essenza stessa del poeta. Sono ventuno poesie brevi, di estrema concentrazione, tutte indirizzate a una donna, Clizia, «che viveva a circa tremila miglia di distanza» ed era in verità il compendio di tre donne – e soprattutto una figura dell’Amante Divina, tramite sensibile ed evocabile di ogni assoluto. È questo il Montale più alto e, più che mai, cifrato. Per avvicinarsi a queste poesie ogni lettore ha bisogno di un commento che tocchi tutti i livelli, dalla nota lessicale e biografica sino alla indicazione tematica e formale. Dante Isella è riuscito in tale impresa e il risultato è questo libro (per cui Montale ebbe parole di pubblica lode), che dovrebbe essere altrettanto prezioso per il ragazzo che prende per la prima volta in mano questi versi e per chi li conosce da una vita.
Eugenio Montale scrisse i Mottetti fra il 1933 e il 1940. Essi comparvero ne Le occasioni, pubblicato da Einaudi nel 1939, e in seconda edizione nel 1940.
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Non amo la poesia contemporanea, del mio tempo odierno, perché penso sia priva di quell’attenzione necessaria al cuore e alla mente. Sono cresciuto con i nostri poeti decadenti, tipo il Pascoli e il Leopardi, che esprimevano una vena di tristezza e pessimismo che non ha mai soddisfatto il mio animo di lettore. La maggioranza delle poesie narra di sentimenti negativi. Uniche eccezioni che mi fanno venire voglia di leggere in versi: T. S. Eliot e Eugenio Montale. Il primo per la forza vitale, il secondo per la potenza dei concetti, anche quando sono malinconici. Testi imperdibili. Ogni volta che leggo una poesia di Montale oggi rimango senza fiato. Avvicinarsi alla poesia con è intraprendere un viaggio che regala emozioni intense e indimenticabili. Assolutamente da leggere.
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