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Anno edizione: 2011
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Sergio Luzzatto ricostruisce le condizioni storiche e sociali che, alla morte di Mazzini nel 1872, fanno da contesto alla mummificazione del cadavere (un precedente importante, seguito nel Novecento da Mao e Lenin). Il libro, breve e godibilissimo, ci invita a riflettere sul potere del simbolo, sulla politica e i suoi riti, sulla memoria. Quando Mazzini muore i suoi discepoli discutono sul destino da riservare alle spoglie del leader repubblicano; Mazzini deve diventare un simbolo imperituro. Come costruire un simbolo di grande efficacia comunicativa nei confronti delle masse? Simbolo da opporre alle forze antagoniste, la Chiesa Cattolica e la Monarchia? La conservazione della memoria può realizzarsi attraverso la conservazione del corpo del capo (grazie alla mummificazione), perché possa essere mostrato alle folle. Come si scoprirà leggendo, non tutto andrà come i seguaci avevano progettato… Luzzatto si sofferma anche sul ruolo giocato dalla diffusione del materiale iconografico (Mazzini era molto attento alla propria immagine, si preoccupava di come veniva raffigurato ed era consapevole che il ritratto fotografico poteva rivelarsi un’arma per la propaganda repubblicana), e ancora, sull’importanza dei monumenti nella costituzione di una vera e propria religione civile. A margine del personaggio storico principale si scorgono individui altrettanto singolari; merita almeno una citazione Paolo Gorini, medico e scienziato di Lodi, necrofilo, bohémien, distratto da innumerevoli avventure galanti, specialista dell’arte della mummificazione. Gorini è degno di stare alla pari con un altro personaggio dotato di straordinario potenziale narrativo, quell’Emanuele Brunatto, proteiforme faccendiere italiano, che troviamo nell’opera dedicata da Luzzatto a Padre Pio.
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