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Anno edizione: 1998
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E' uno splendido documentario sulla Napoli dell'immediato dopo guerra.
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Imbevuto di amarissima ironia e insieme di delicata tenerezza per un'umanità allo sbando, il racconto visivo di un'Italia meridionale stremata dalla guerra
Trama
Nel 1943 l'ufficiale inglese Norman Lewis partecipò allo sbarco a Salerno e alla liberazione di Napoli da parte delle Forze Alleate, raccontando in seguito la sua esperienza in un dettagliato diario, Napoli '44.
Francesco Patierno accosta alle parole di Lewis, lette nella versione inglese da Benedict Cumberbatch e in quella italiana da Adriano Giannini, centinaia di immagini di repertorio tratte dagli archivi dell'Istituto Luce ma anche, fra gli altri, Getty Images e British Pathé. Ne emerge il racconto visivo di un'Italia meridionale stremata dalla guerra, per cui l'arrivo degli Alleati ha rappresentato tanto una liberazione quanto un pericolo per la propria onorabilità. Naples '44 descrive la miseria, la fame e l'umiliazione dei napoletani attraverso una vastità di testimonianze, oltre a quelle documentarie anche quelle tratte da spezzoni di Le quattro giornate di Napoli e Catch 22, Paisà e Chi si ferma è perduto, La pelle e Il re di Poggioreale, per citare solo qualche titolo.
Il commento in voce fuori campo di un anglosassone che osserva la realtà devastata con sguardo da entomologo, più ancora che antropologo, suscita nello spettatore un senso profondo di disagio, non dissimile dalla vergogna che molti italiani hanno provato nel confrontare la propria condizione miserabile con il benessere rappresentato (e a volte ostentato) dalle truppe Alleate. Alla gioia della fine della guerra è accostata la mortificazione di un'intera città impegnata a contendersi sigarette e cioccolata lanciate dalle jeep anglosassoni, o a vendere il proprio corpo per una lattina di razione o un paio di calze di seta. Ma nello sguardo di Lewis non c'è condiscendenza o crudeltà, solo una profonda pietas e un genuino affetto per personaggi come lo "zio di Roma", che Patierno genialmente raffigura con le immagini del Totò di Napoli milionaria. Il suo soggiorno nella città ridotta ad un cumulo di macerie, popolata da fantasmi senza scarpe infagottati in abiti ricavati da coperte militari, presa d'assalto dai pidocchi, dal tifo e dal vaiolo, è un viaggio in un girone infernale e nello stesso tempo una lezione di profonda umanità. Soprattutto, è una denuncia accorata ma mai melodrammatica (anche perché raccontata con apparente distacco British) della devastazione provocata dalla guerra, ogni guerra, e dall'attacco alla dignità umana che comporta: gli informatori, le signorine, i bambini con le mani tese, le allucinazioni di massa sono manifestazioni di ciò che l'essere umano si ritrova a diventare per assicurarsi la sopravvivenza. E come sempre il mercato nero e lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo trovano nella disperazione altrui il migliore terreno di crescita.
Ma in Naples '44 non c'è spazio per i patetismi: tutta la narrazione, soprattutto grazie all'accostamento sapiente delle immagini scelte da Patierno alle parole di Lewis, è imbevuta di amarissima ironia e insieme di delicata tenerezza per un'umanità allo sbando, che persino sotto quella "sudicia crosta del tempo di guerra" che aveva "riportato i napoletani nel Medioevo" conserva la volontà di resistere. Impossibile non correre col pensiero alla Aleppo dei nostri giorni, e non riflettere su quanto la guerra sia sempre un abominio intollerabile.
Eccezionali il montaggio di Maria Fantastica Valmori, il commento musicale di Andrea Guerra, e soprattutto il lavoro di ricerca iconografica che dissotterra (è il caso di dirlo) una quantità di materiale inedito di straziante potenza documentaria.
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