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«Si può dire che l'idea di fondo che ha guidato la composizione dell'antologia sia stata proprio quella di mostrare, dalle origini del mito alle sue versioni poetiche contemporanee, come si tratti in realtà di una situazione molto più screziata, aperta e contraddittoria. Nella poesia, ovviamente: ma anche, si può aggiungere, nella vita di tutti i giorni, visto che ogni volta che ci guardiamo allo specchio, ogni volta che parliamo di noi stessi, ogni volta che il nostro io dice "io", abbiamo in qualche misura a che fare con lui, il famigerato Narciso» - Roberto Galaverni, la Lettura
Proteso verso la superficie di una fonte, alla quale si era recato per dissetarsi, un ragazzo scorge un volto bellissimo e perdutamente se ne innamora. Il suo nome è Narciso e quel volto altro non è che l'inconsistente riflesso della sua stessa faccia. Questa è la variante più celebre del mito, consegnata alla cultura europea dal poeta latino Ovidio, ma non è l'unica a raccontare la passione impossibile di Narciso. Sono innumerevoli le variazioni con cui il mito si è ripresentato nel corso dei secoli. I racconti della tradizione letteraria greca ruotano intorno al tema del potere che lo sguardo, le superfici rispecchianti e i doppi del reale possono sprigionare. La favola di La Fontaine è quella che più di ogni altra immortala il "narciso" per antonomasia e che restituisce, al contempo, una diversa declinazione del motivo dello specchio. La voce dei poeti simbolisti (Valéry, Rilke) celebra Narciso come figura rappresentativa dell'arte poetica e delle tensioni che si instaurano tra l'io e il canto. Miraggi, ombre e raddoppiamenti popolano, invece, i versi dei poeti del Novecento, presso i quali il mito di Narciso – convocato dichiaratamente (Williams, Lorca, Ritsos, Pasolini) o solo implicitamente (Borges, Walcott) – più che mai rivela la capacità di rigenerarsi in forme sempre nuove.L'articolo è stato aggiunto al carrello
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