In una lettera del maggio 1871, Arthur Rimbaud dichiarava: J'est un autre, intendendo dire che l'"io" si costituisce e si sviluppa grazie all'interazione con l'"altro". Il libro di Massimo Ammaniti e Vittorio Gallese è una lucida esplicitazione di questa intuizione del poeta francese, articolata secondo le conquiste più recenti della psicodinamica e della neurobiologia. Ne emerge un quadro sistemico al cui centro si staglia la complessità della macchina umana e delle sue interazioni comunicative mediate soprattutto dal corpo: Gli esseri umani sono creature sociali e l'azione rappresenta il primo mezzo per esprimere la loro inclinazione sociale. Molto presto nella vita la cognizione sociale umana viene ancorata all'azione, a un livello interindividuale". Le forme precoci di azione, subito rilevabili nei neonati, che sono grandi comunicatori, "non implicano alcuna capacità metarappresentazionale, né possono essere interpretate in termini di lettura della mente", contro le teorie tradizionali dell'azione razionale. Questa impostazione motoria, suffragata dalle protoconversazioni (non verbali) tra madre e figlio ("Incipe, parve puer, risu cognoscere matrem", cantava Virgilio), sfocia nell'idea di "simulazione incarnata" che "sfida la visione tradizionale, puramente mentalistica e disincarnata, dell'intersoggettività e della cognizione sociale". Essa si fonda sul sistema motorio dei primati, compreso l'uomo, e in particolare sul meccanismo dei neuroni specchio, di cui Gallese è stato uno degli scopritori. Dedicato alla nascita dell'intersoggettività, il libro si concentra sul fondamentale rapporto madre-bambino, e prima ancora sulle trasformazioni radicali che avvengono nella gestante a livello neurobiologico e psicologico, propedeutiche all'adattamento reciproco tra i due. Subito dopo la nascita avviene la costruzione della matrice intersoggettiva primaria, stimolata dalla "capacità umana di orientarsi verso i volti e il contatto occhio-a-occhio" ed esplicitata in una mutua regolazione di comportamenti intuitivi inconsapevoli e in una conoscenza relazionale implicita. L'attaccamento del bambino a chi lo accudisce genera un senso di sicurezza attraverso la prossimità fisica e "favorisce scambi affettivi che creano un senso di condivisione". Dalla lettura del libro si rileva lo sforzo degli autori di fornire una visione sistemica di quel vasto fenomeno che è la comunicazione (in senso lato) intersoggettiva e la loro ricerca di un livello intermedio tra quello alto del comportamento e quello di base dei meccanismi neurobiologici. Dal tentativo emerge il quadro di un'umanità impegnata (quasi fosse un solo grande organismo) in una vasta "danza" ritmica e coordinata, sostenuta in primo luogo dalle predisposizioni mimiche e comunicative ereditarie e in secondo luogo adattata alle circostanze ambientali variabili da flessibili meccanismi epigenetici. Questa danza, che nasce agli albori della storia umana, trova i suoi punti nodali nel rapporto madre-feto e poi madre-bambino e nella triade genitori-figlio, ma si estende a tutta la specie dando luogo a quel mirabile fenomeno societario che è l'intelligenza collettiva e, prima ancora, all'azione collaborativa e coordinata, fonte di soddisfazione partecipativa e mirabile strumento di sopravvivenza. La specie umana si presenta insomma come una vasta rete di relazioni in cui ogni nodo individuale è legato agli altri attraverso scambi comunicativi, in primo luogo corporei e imitativi e poi verbali, razionali e simbolici. . Se l'umanità è una rete integrata di relazioni, è fondamentale considerare le perturbazioni che possono comprometterne il funzionamento armonioso. In effetti un intero capitolo del volume, il settimo, è dedicato agli effetti a lungo termine dell'ambiente prenatale sullo sviluppo del bambino, per mettere in luce come i meccanismi epigenetici modulino gli effetti dell'espressione genica influendo sul rapporto nature/nurture. Ne risulta che gli stress psicosociali e familiari cui è esposta la gestante si possono tradurre in un parto prematuro, in un basso peso del neonato, in capacità cognitive ridotte e, alla lunga, in una vecchiaia precoce dell'individuo: sono indicazioni preziose sull'origine prenatale della salute e della patologia dell'individuo. Anche i maltrattamenti portano a una riduzione di quegli scambi fisici e affettivi che sono alla base di uno sviluppo armonioso dell'intersoggettività, come pure i comportamenti conflittuali e contraddittori delle madri nei confronti del bambino (il "doppio vincolo" di Bateson), che nei soggetti meno resilienti possono portare a dissociazioni e a forme psicopatologiche anche gravi. Un libro di grandissimo interesse, corredato da un'imponente bibliografia di oltre ottocento riferimenti, che si raccomanda a quanti desiderino aggiornarsi su uno dei tratti più affascinanti della natura umana. Giuseppe Longo
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