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Anno edizione: 2022
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Il silenzio del mondo è un romanzo sulla diversità dell’essere sordi, sul linguaggio, sul dolore del comunicare. Un libro dove i gesti sostituiscono le parole, dove l’ascolto è qualcosa che va inventato nuovamente, ogni giorno. Ma è anche un romanzo che l’autore ha cucito per sé.
«L’avrebbe ricordata per sempre, fino a che fosse vissuta: era sorda come lei ma aveva questo misterioso e favoloso potere, la capacità magica di tenere le parole tra le dita».
Questo romanzo narra una saga familiare che si svolge in un periodo di tempo che va dall’avvento del fascismo fino ai giorni nostri. È la storia di tre donne: nonna, madre e figlia, tutte non udenti. Rosa viene dal tempo antico e contadino. Impara una lingua simile a quel che vede e tocca: forte e sanguigna. Quella lingua è come una madre, se la porta con sé fino alla fine, e per essa si scontra col mondo civilizzato che non la capisce, e che lei non può comprendere. Da Rosa nasce Laura, che cresce nella grande città, conosce la lingua della gente, la governa, la padroneggia. Ma quella lingua che tutti parlano in realtà non le appartiene. Riconoscerlo è doloroso, richiede fatica, ci vuole coraggio. Una volta accettata la verità, sarà difficile tornare indietro. E da Laura nasce Francesca che è il prodotto dell’oggi. Parla la lingua di tutti, usa codici sofisticati, alterna tivi, evoluti. Ma Francesca sospetta che non bastino, lo capisce poco alla volta mentre l’ansia del mondo lentamente la assale.
«È una storia che mi riguarda» ha scritto Tommaso Avati, «perché parla della sordità che io conosco per averla sperimentata sulla mia pelle fin dalla nascita. So cosa voglia dire non udire, vivere in un mondo ovattato e separato, distante e mai davvero raggiungibile dagli altri, persino dai tuoi cari». Ora questo mondo ovattato e separato, per certi versi irraggiungibile, è diventato un romanzo, tutto al femminile, pieno di poesia, sorprendente e di una spietata dolcezza.
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Ho letto questo romanzo da tre angolazioni diverse: come docente di sostegno, come appassionata della lingua LIS, come amante della letteratura, soprattutto quella buona. E devo dire che Avati mi ha conquistata per ognuno di questi aspetti. Il silenzio del mondo è un romanzo pensato benissimo, e scritto ancor meglio. Le tre vite che vi si intrecciano, quelle di Rosa, Laura e Francesca, racchiudono e incarnano il fascino della diversità e la forza del potere femminile, seppur ciascuna a suo modo e con le proprie unicità. La docente di sostegno ha colto sfumature nuove in merito alla sordità, che spera di poter mettere a disposizione dei suoi allievi; l’appassionata della lingua LIS ha voglia di continuare a studiare questo mondo, per imparare «la capacità magica di tenere le parole tra le dita». E l’amante della letteratura è estremamente felice che questo romanzo abbia scelto di incontrare la sua strada, perché ha capito che il silenzio del mondo richiede solo un codice diverso per esplodere in tutta la sua bellezza. «I segni erano troppo fisici e tangibili per poterti consentire di sfuggire alle cose, diceva. Come si può guarire da una sofferenza quando ogni volta che la evochi si manifesta davanti ai tuoi occhi come un punteruolo che ti entra nella carne? Uno degli stessi principi cardine di tutta la lingua dei segni era l’impersonamento, e come può una persona sorda fare pace con un passato doloroso se ogni volta che rievoca nel suo discorso il caro estinto sposta istintivamente lo sguardo nella direzione presunta in cui questi si troverebbe, come se fosse ancora lì, come se lo potesse vedere e non se ne fosse mai andato».
Ho scoperto per puro caso l'autore e mi sono subito appassionato al suo racconto. La storia racconta i drammi di più generazioni fra povertà, sottocultura, tradizioni e vita contadina. La narrazione è fluida, a tratti ironica ma circostanziata è convincente. Ti innamori fin da subito dei vari personaggi e delle loro, a volte strane, abitudini e considerazioni. Lo consiglio vivamente.
Recensioni
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