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Anno edizione: 2018
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In questa raccolta di racconti che esplora l’animo umano attraverso delitti e spargimenti di sangue il male veste i panni di una psiche disturbata che regge i fili di un macabro gioco.La malvagità qui narrata non è quella che siamo abituati a vedere perché si mostra attraverso soggetti che nulla hanno di mostruoso, ma proprio per questo fanno venire i brividi.Come per Sonia,nel racconto “La ballerina”,che vuole a tutti i costi far parte del saggio di fine anno tanto da costruirsi una realtà distorta, macchiata del sangue di vittime ignare della sua follia.Eppure, chi potrebbe mai avere paura di un’innocua adolescente che piroetta sulle punte?Roberto Ricci fa leva sulle nostre sicurezze, quelle che vestono di abitudine e quotidianità, che trasforma in situazioni di puro terrore.Così ci mostra assassini dal volto familiare alle loro vittime,come nel racconto “La goccia”: l’amore finito sarà la molla che porterà la protagonista a rivendicare il suo amato fino alla morte.Tra tutti, poi, spicca il racconto “L’acconciatura sbagliata”.Una serie di omicidi interessa la categoria dei parrucchieri della città. Nessun apparente filo conduttore al di fuori dal mestiere in comune delle vittime e una serie di piste spesso dispersive.Come risolverà il caso il commissario Calcinacci?E soprattutto, perché il responsabile uccide solo parrucchieri? Con la maestria dei registri dietro la macchina da presa, Ricci ci mostra le debolezze umane che sconvolgono la mente e lo fa con uno stile incalzante; crea suspense e curiosità per risolvere i misteri dietro alle storie.Un lavoro davvero interessante, a tratti intimo e introspettivo, che scava dentro l’uomo e porta immancabilmente a porsi delle domande: siamo davvero al sicuro una volta chiusa la porta di casa? L’orrore, quello vero, quello che si attacca alle ossa, si cela solo fra l’inchiostro e la carta?Al lettore la risposta e non stupitevi se, dopo aver letto “Nero Corvino”, vi guarderete intorno con occhi nuovi e sospettosi.
Un viaggio nel crepuscolo. Questo è “Nero Corvino” un testo in cui si rivivono in chiave moderna l'enigmaticità perturbante di Edgar Allan Poe, maestro assoluto del thriller psicologico, il magnetismo straniante di Harry Clarke mescolato al pensiero ideologico di Sergio Bonelli. Con la sua paradossale capacità di invenzione, Ricci indaga le zone d'ombra nascoste dietro la normalità apparente delle nostre esistenze e dà vita a inquietanti discese nei recessi più bui dell'animo umano... Come Sergio Bonelli e come E.A.Poe, Roberto Ricci ci immerge nella follia dell’animo umano attraverso i suoi racconti dalle tinte multicolore in cui spicca il nero, appunto Corvino. In questa raccolta di racconti, sfavillante nella pregevole veste di Le mezzelane, ornata da una copertina visionaria come il testo folle delle dell’autore, le atmosfere oscure, i drappi gotici e gli sguardi inquietanti, risultano perfettamente in tema. Nel testo ritroviamo un ampio, curatissimo campionario della genesi del terrore. Guidati da una narrazione che immerge completamente il lettore, in cui ogni parola è calibrata allo scopo di generare tensione, saggiamo l’angoscia per l’attesa nel buio, viviamo il panico dell’impotenza davanti alla furia degli Elementi, scopriamo l’orrore dell’efferatezza, misuriamo i passi dentro l’oblio, sperimentiamo lo sgomento per l’incomprensibile e la follia. Proprio la follia, rappresenta il tema ricorrente in ogni capitolo, costituisce la chiave di volta di buona parte del lavoro dell’autore, presentata come variabile imprevedibile della condotta umana, scarsamente intellegibile e per questo fonte di dubbio e timore. L’interpretazione del lettore, spesso claustrofobica, dei fatti ne fanno uno strumento di folle narrazione nelle mani dell’autore per sviscerare punto per punto con soddisfazione i complessi casi dei crimini oggetto dei cinque racconti. Quello di Ricci è uno stile attiguo al decadentismo piuttosto che votato al “brivido puro”, dotato di una prosa r
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