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"Dipingi con pochi colori; tieni in grande onore il nero d'avorio, la terra rossa e gialla e verde, avrai così intonazioni sostenute e concrete". In questa pubblicazione (a cura di Fabrizio Zollo) che raccoglie i pensieri sull'arte del pittore-incisore-scrittore viareggino (1882-1936), ed è arricchita da una documentata biografia, da immagini fotografiche e riproduzioni delle opere, numerose sono le indicazioni che Viani dava ai lettori riguardo alla genesi delle sue creazioni e al suo credo artistico. Una fede irriducibile e polemica nell'arte come visione spirituale, che diviene anche riflessione filosofica, impegno politico, inconciliabilità esistenziale con le mode culturali e ideologiche. Contestando esplicitamente il realismo, l'impressionismo e l'arte contemporanea ("L'impressionismo è contro lo stile. E' la cronaca rispetto all'arte pura...resta alla superficie...la vericità è banale...), ma anche l'opulenza fastosa del Rinascimento e di ogni barocchismo, Lorenzo Viani esaltava " la luce dei primitivi, l'oro dei bizantini", invitando i pittori a riscoprire Giotto e i medievali, e proclamando entusiasticamente che "Il bello è la rivelazione di una forma sepolta al di là del vero". Quale fosse il destino e il compito del vero artista gli era chiarissimo: "Dipingere poco e riflettere molto", "Il vero è relativo, la visione dell'artista è assoluta", "Il dipinto deve essere una cosa evidente, tangibile, architettonica, logica, statica, maestosa, potente". Diventare "costruttori" della propria arte, ignorando critici alla moda e salotti, cercando negli umili, sulla strada e tra i vagabondi la verità più solida dell'esistenza, era lo scopo della sua vita di uomo e di artista anarchico: "Col popolo e in mezzo al popolo io vivo e vivendo creo con amore i miei eroi...nella notte alta il mio lavoro andò di passo ai colpi del martello di mio fratello calzolaio...Se un'opera manca di passione manca di umanità, quindi è antinaturale, disumana, cinica, accademica..."
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