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Ottimo racconto noir con intarsi umoristici, oltremodo leggibile. Scrittura alquanto scorrevole; letto in un pomeriggio. Consiglio la lettura.
Da un autore ironico che con le sue battute sulla propria pagina Facebook strappa sempre un sorriso, non ci si può aspettare che un lavoro brillante e divertente. E in fondo questo romanzo un po’ lo è, nonostante le situazioni cariche di tensione e le scene a dir poco rocambolesche. Ma andiamo per ordine. Il protagonista è Oscar Peretti, che da impiegato in una società di pompe funebri, compie un salto di classe sociale quando sposa una ricca donna proprietaria di diverse gioiellerie. Ed è in quel momento che iniziano i guai per Oscar. La vita da ricco è favolosa, sfarzo, spese pazze per qualunque capriccio, ma alla lunga stanca. E Oscar inizia ad annoiarsi e a cercare nuove emozioni nel gioco d’azzardo. Inizia a frequentare gente poco raccomandabile e a perdere soldi, una montagna di soldi. Ma la moglie non sembra intenzionata ad aiutarlo, anzi, lo accusa di continui ammanchi nella cassa della gioielleria che lui gestisce e gli affianca una ragazza, Agatha con l’h, che ha il solo compito di controllare Oscar. La situazione di complica quando Oscar perde l’ennesima partita e così cerca una via d’uscita diversa dal saldare il suo debito da 80mila euro, soldi che non sa dove andare a pescare. L’idea geniale è procurarsi un’arma per difesa personale, dice lui, ma alla fine le cose non andranno come aveva progettato. La storia, narrata dal punto di vista (in prima persona) di Oscar, procede brillante ed interessante lungo una serie di colpi di scena che fanno dire al lettore “e ora?” Situazioni dalle quali sembra difficile uscire fuori vivi eppure… e non posso dirvi altro, se non leggetelo. Sarà una lettura interessante, simpatica e rilassante.
La storia contenuta nel libro di Mesisca è una bella storia. Di quelle che, fin dalla prima pagina, ti afferrano e non le vuoi più lasciare perché vuoi sapere come va a finire. Segui il personaggio di Oscar Peretti e ti affezioni a lui, anche se è un poveraccio, un bugiardo, un parassita, un perdente insomma. Ma proprio perché è un perdente vorresti che fosse tuo amico. Io Oscar lo inviterei a cena (pago io, lui soldi ne ha pochi) e farmi raccontare altre vicende della sua vita. Una volta letto il romanzo, ho ritirato il libro nello scaffale della mia libreria accanto a quelli di Dostoevskij. Chissà, forse Oscar potrebbe diventare amico di Fedor
Recensioni
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Da buona amante di Dostoevskij non potevo non essere attratta da questo romanzo, incuriosita dalla prospettiva di capire come mai per il titolo fosse stato scomodato proprio un autore di quel calibro. In realtà non si deve aspettare molto per trovare la risposta: ogni capitolo rimanda ad una sua opera e il protagonista stesso ci illumina: A ogni modo c’erano libri dell’autore russo ovunque e in principio pensai che per arrivare a comprendere mia moglie sarei dovuto partire dai testi di quel tale. Quando ci provai, avvertii che non avrei mai legato né con l’uno né con l’altro: al cospetto di entrambi mi addormentavo secco.
Oscar Peretti non sembrava quindi per niente il mio tipo e soprattutto di solito non amo i gialli in cui il colpevole è noto sin dall’inizio, ma qui è tutta un’altra cosa: anche se nella prima pagina abbiamo già vittima, colpevole, motivo e modo, il tono del protagonista che ci introduce nella vicenda è talmente sfacciato e insolente che fa venire voglia di saperne di più. Nonostante la vita di Oscar Peretti e i personaggi che gli gravitano intorno siano quanto meno inquietanti, ad ogni pagina l’ironia dell’autore ci porta a sorridere o addirittura ridere delle situazioni grottesche che si vengono a creare. E vi dirò di più, l’assassino diventa pagina dopo pagina più simpatico. Eppure è un approfittatore, schiavo del gioco e del denaro, un poco di buono a cui alla fine va tutto bene: il tipico esempio di chi dovrebbe starci istintivamente antipatico.
E allora perché mentre si va avanti nella lettura si comincia quasi a fare il tifo per lui? Probabilmente uno dei motivi è il fatto che gli altri personaggi sono nettamente peggiori di lui, a partire dalla moglie aristocratica e algida che non riesce a ispirare simpatia nemmeno essendo la vittima di un omicidio commesso per motivi che definire futili è eufemistico.
Sicuramente il ritmo incalzante, le situazioni al limite del paradossale, l’irriverenza e la sfacciataggine di cui il racconto è intriso sono la carta vincente di questo piacevole e decisamente atipico noir.
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