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Nichilismo giuridico
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Nichilismo giuridico - Natalino Irti - copertina
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Nichilismo giuridico

Descrizione


La tecnica del diritto si è fatta propriamente tecnica, le norme sono prodotte come ogni merce. Perché la loro produzione sia razionale e la volontà normativa si attui senza sperperi, il diritto ha adottato la forma della procedura, che accoglie qualsiasi contenuto e perciò è indifferente verso ogni contenuto. La normatività giuridica si è sbarazzata di ogni presidio come l'unità teologica del mondo, lo spirito del popolo, la sacralità del potere, l'ordine concluso dei codici. L'autore discute quello "spazio vuoto" dovuto alla distruzione della forma statale e della sovranità come principio di unità politica e giuridica e affronta la caduta del senso dal quale ciascuno ricavava il proprio valore, come l'essere cittadini di uno Stato.
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Dettagli

3
2005
18 novembre 2004
VIII-152 p., Brossura
9788842074458

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vitaliano bacchi
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Un libro nel quale Irti risponde a Possenti consapevole di essere la polarità opposta alla concezione del "diritto ricco" di Possenti, metafisico e intellettuale alla quale oppone la sua concezione del "diritto povero", formale e tassonomico, disaggettivato e algebrico. Con la teoria pura del diritto di Kelsen, l'ideale di Irti,l'esperienza giuridica diventa matematica; è la matematizzazione del diritto. L'inferenza algebrica non si differenzia da quella giuridica. Finalmente calcolare è giudicare, il razionalismo radicale di Kelsen ha prodotto il miracolo, soprattutto in era di computazione: il ragionamento e la formalizzazione della inferenza giuridica ha identico rango epistemico di quello algebrico. La perfetta matematizzabilità del ragionamento giuridico è al suo compimento. Kelsen ha operato in diritto la rivoluzione formale che Hilbert ha indotto in matematica: ius et mathesis si risolvono nella forma dei loro enunciati normativi di calcolo o di giustizia. E' la stessa cosa: attualizzazione di un antico ideale talmudista, ignoto al sistema romanistico. Non c'è altro che la forma, il ragionamento astratto della inferenza rigorosa, algebrica e nella stringa dell'equazione si manifesta la legge del calcolo tanto come nella decisione formulare si manifesta la ratio del giudizio. Identità finalmente acquisita fra ius et mathesis. Il formalismo archivia il giurista "colto" di Possenti e impone il giurista neutro, geometrico, algebrico e computazionale di Irti. Un dibattito aperto, attuale, fra tecnici e letterati, fra giuristi pitagorici e giuristi romantici, una diatriba di scarso interesse nella cultura filosofica dei giuristi italiani, perchè qui la scelta è già stata fatta per il diritto "colto" o meglio, saturo, non quello formulare. Quello dei giudici non quello dei codici. Quello che ha reso impossibile la computabilità integrale del sistema normativo. Un disastro antico. Un disastro fascista o islamico, la scelta è invertibile, sed utique "honoraria".

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Natalino Irti

1936, Avezzano (L'Aquila)

Allievo del giurista Emilio Betti, vince, nel 1967, il concorso per professore ordinario. Ha insegnato titolare di cattedra, nelle Università di Sassari, Parma, Torino, e, dal 1975, nell’Università di Roma La Sapienza, dove è professore emerito di diritto civile. È socio nazionale dell’Accademia dei Lincei, e membro di altri sodalizî scientifici, oltre che presidente dell’Istituto Italiano per gli Studi Storici, fondato da Benedetto Croce. Ha ricoperto numerosi incarichi nel sistema finanziario, tenendo per sette anni la presidenza del Credito Italiano. Tra i suoi libri Destini dell'oggettività. Studi sul negozio giuridico (Giuffrè 2011), Diritto senza verità (Laterza 2011), Occasioni novecentesche. Sul cammino...

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