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Anno edizione: 2005
Anno edizione: 2014
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Un libro nel quale Irti risponde a Possenti consapevole di essere la polarità opposta alla concezione del "diritto ricco" di Possenti, metafisico e intellettuale alla quale oppone la sua concezione del "diritto povero", formale e tassonomico, disaggettivato e algebrico. Con la teoria pura del diritto di Kelsen, l'ideale di Irti,l'esperienza giuridica diventa matematica; è la matematizzazione del diritto. L'inferenza algebrica non si differenzia da quella giuridica. Finalmente calcolare è giudicare, il razionalismo radicale di Kelsen ha prodotto il miracolo, soprattutto in era di computazione: il ragionamento e la formalizzazione della inferenza giuridica ha identico rango epistemico di quello algebrico. La perfetta matematizzabilità del ragionamento giuridico è al suo compimento. Kelsen ha operato in diritto la rivoluzione formale che Hilbert ha indotto in matematica: ius et mathesis si risolvono nella forma dei loro enunciati normativi di calcolo o di giustizia. E' la stessa cosa: attualizzazione di un antico ideale talmudista, ignoto al sistema romanistico. Non c'è altro che la forma, il ragionamento astratto della inferenza rigorosa, algebrica e nella stringa dell'equazione si manifesta la legge del calcolo tanto come nella decisione formulare si manifesta la ratio del giudizio. Identità finalmente acquisita fra ius et mathesis. Il formalismo archivia il giurista "colto" di Possenti e impone il giurista neutro, geometrico, algebrico e computazionale di Irti. Un dibattito aperto, attuale, fra tecnici e letterati, fra giuristi pitagorici e giuristi romantici, una diatriba di scarso interesse nella cultura filosofica dei giuristi italiani, perchè qui la scelta è già stata fatta per il diritto "colto" o meglio, saturo, non quello formulare. Quello dei giudici non quello dei codici. Quello che ha reso impossibile la computabilità integrale del sistema normativo. Un disastro antico. Un disastro fascista o islamico, la scelta è invertibile, sed utique "honoraria".
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