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Ovviamente non mi azzardo a commentare l'opera di Diderot, consiglio questa edizione per l'accuratissimo impianto introduttivo che aggiunge valore allo scritto del grande filosofo.
Jacques, servo saggio e disilluso, percorre la Francia a cavallo senza una meta apparente. Durante il viaggio intrattiene il suo signore sulle insidie ed i miraggi del libero arbitrio, contrapponendoli all’incontrovertibile forza del destino. Detto cosi sembra semplice; invece siamo di fronte ad una delle costruzioni letterarie più complicate ed affascinanti della storia, dove le interferenze, gli incroci a sviluppo multiplo e le letture subliminali, creano una riproduzione perfetta della reale complessità dell’esistenza. Dopo secoli di delega consapevole al disegno della Provvidenza, interrotti dall’abbaglio umanista convinto di poter restituire all’uomo la centralità della scelta, il secolo dei lumi riafferma l’ineluttabile costrizione del bisogno. Ne risulta sconvolta soprattutto la finalità della Storia: non si possono più immaginare combinazioni diverse da quelle osservate e trarne insegnamenti morali, se tutto si riduce alla bieca utilità. Il fatalismo di Jacques è figlio di questa perdita: perché affannare la propria coscienza nella spasmodica ricerca del giusto, se la scelta ignorerà qualunque considerazione morale? Rilassiamoci e prendiamo la vita come viene, tanto ogni nostro inconsulto stimolo a cambiarla cozzerà contro i risultati già scritti per noi nel grande libro del destino. Questo pilastro granitico, ficcato per oltre metà della sua lunghezza nel terreno della speculazione, funge da supporto ad una selva d’intrecci, trame minori, e stratificazioni che, come aggressivi rampicanti, occultano alla vista la struttura sottostante, ma ne lasciano intravedere la forma e le dimensioni. Sono state censite più di quaranta storie, raccontate dalla voce di Jacques e del suo padrone, da quelle di comprimari incontrati lungo il loro tragitto, o dai personaggi stessi delle storie narrate, secondo uno schema ingarbugliato e casuale come il disordine della vita, dove una vicenda non ha mai un reale inizio ed una fine certa, ma continua in eterno tramandandosi e trasformandosi senza posa. Mastodontico.
Recensioni
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«E poiché posso crearmi la mia felicità con i vizi che mi sono naturali, che ho acquisito senza fatica, che conservo senza sforzo, che sono coerenti con i costumi della mia nazione, che vanno a genio ai miei protettori, e sono più consoni ai loro piccoli bisogni particolari che non certe virtù che li metterebbero a disagio accusandoli dalla mattina alla sera, sarebbe davvero singolare che io mi tormentassi come un'anima dannata, per castrarmi e farmi diverso da quello che sono ...».
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