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Condivido il precedente giudizio critico sui limiti di questo saggio. Tuttavia, non è vero che il problema dell'ateismo su basi scientifiche non possa essere affrontato razionalmente dai credenti o dai teisti e che non sia possibile un confronto filosofico tra le diverse posizioni intorno all'esistenza di Dio. Ne è la dimostrazione un libro che ho recentemente letto, scritto da Roberto Giovanni Timossi e intitolato "L'illusione dell'ateismo. Perché la scienza non è atea" (edizioni San Paolo, 2009). In esso si muove infatti una critica a Dawkins, Dennett, Odifreddi e altri atei naturalisti con argomentazioni razionali e sulla base delle più recenti conquiste delle scienze della natura.
Avevo letto Dawkins, trovandolo interessante benché con lacune formali e sostanziali, e poi ho scoperto questo testo di Thomas Crean. Se c’è una cosa che li accomuna mi pare sia la presunzione, anche se il primo usa l’accetta mentre il secondo adopera il fioretto. Del libro di Crean si può apprezzare almeno l’effettiva eleganza formale. La parte meglio riuscita del libro è l’analisi delle sacre scritture. Per il resto, si conferma l’insormontabile incomunicabilità - quantomeno sul piano filosofico - fra credenti e non-credenti, fra materialisti e cristiani. Le intenzioni di Crean (dall’alto del suo pulpito… forse anche un po’ troppo alto) di spazzar via le considerazioni di Dawkins, benché a volte colgano nel segno rispetto alle debolezze del libro del biologo, naufragano tuttavia come sempre inciampando nelle “fantasiose certezze” che popolano da molti (troppi) secoli l’universo cattolico. A titolo di esempio, si legge nel Cap.7: “Il libro della Genesi, che la Chiesa cattolica continua a ritenere assolutamente storico, presenta una sola coppia umana come ceppo comune di tutti noi. Quale base più sicura per una “stessa umanità”, e conseguentemente per dei medesimi principi morali universali, potremmo mai desiderare? Sono stati gli evoluzionisti atei a cercare di cancellare la credenza nel nostro padre Adamo e nella nostra madre Eva” (p.185). Purtroppo per Crean, sarebbe lunga la serie di altre affermazioni a dir poco stucchevoli, eterei sfarfallii mentali (non suoi originali, naturalmente), magari abilmente ricamati ma da tempo (secoli)non più accettabili a scatola chiusa, grazie anche al progresso della conoscenza umana nei più diversi ambiti scientifici. L’approccio naturalmente è diverso, ed ogni tentativo di conciliazione pare davvero vano. Se la mia personale valutazione di questo libro non è quella minima, è solo per l’eleganza formale, per le sue buone intenzioni (a modo suo) e perché non sembri un voto pregiudiziale. Ma, sinceramente, è un voto benevolo.
Recensioni
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Thomas Crean si confronta e critica con passione le tesi esposte nel bestseller di Richard Dawkins L’illusione di Dio. Dawkins presenta Gesù di Nazaret come tracotante personaggio storico che genera artificiose illusioni. Sostiene che i Vangeli sono inattendibili poiché – a suo dire – frutto di menti vanagloriose, risultato di falsificazioni fantasiose e di insensate congetture. Dawkins ritiene che la religione sia in sostanza una grossa allucinazione che provoca un danno psicologico, intellettuale e sociale e si propone l’obiettivo di spazzar via quelle che lui considera le nebbie di un’educazione paurosa, cieca e infantile. Crean smonta elegantemente, con competenza, sicurezza e ironia, le tesi di Dawkins. L’Autore non si ferma ai luoghi comuni, ma sceglie di percorrere con intelligenza i sentieri della verità umana e divina, per ridonare alla persona umana la consapevolezza della sua dignità e della sua più autentica vocazione. Si scopre che le tesi di Dawkins sono non solo, storicamente e dottrinalmente, farraginose, superficiali e infondate, ma sono più di tutto contraddittorie.
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