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Leggere Daria Bignardi per me è sempre un’esperienza quasi catarchica. Attraverso una prosa curata nei dettagli, ma scorrevole ci accompagna nei meandri dei suoi sentimenti, delle sue paure che spesso si sovrappongono ai nostri. Non vi lascerò orfani si svolge tra Milano , Ferrara e zone circostanti. Improvvisamente muore la mamma di Daria e iniziamo con lei un viaggio nel passato, nella storia della famiglia e dei rapporti tra madre e figlie, tra sorelle. Mi ha colpito perché non dà molto spazio alla tristezza, piuttosto al ricordo e non solo delle cose belle, alla nostalgia del tempo passato, alla storia della famiglia e dei luoghi.
E’ una storia di famiglia, la famiglia di Daria Bignardi, che racconta attraverso i suoi ricordi ciò che più ha lasciato il segno nella sua infanzia e adolescenza. Il racconto è un po’ lento e a tratti un po’ noioso, forse perché è stato scritto in seguito alla morte della madre più per elaborare il momento che per intrattenere il lettore. La sensazione è che il libro sia stato scritto per sé o per lasciare una testimonianza ai propri figli.
Una lettura piacevole, ma si ha la sensazione leggendo che l'autrice abbia scritto il libro soprattutto per sé (e per l'amata sorella), per elaborare il lutto, per dare un senso al rapporto controverso con la mamma, per lasciare una memoria scritta della sua famiglia e dei suoi antenati. Il libro è più riuscito quando scava a fondo nei propri e negli altrui sentimenti, mentre scade nel noioso quando nomina i tanti parenti, gli episodi troppo legati alla famiglia per poter suscitare un interesse in un pubblico estraneo. Diciamo un Lessico famigliare che però è ben lontano dal raggiungere la potenza dell'originale.
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