Nordest
- EAN: 9788876419898

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24/10/2012 21:14:30
Recensione positiva per un romanzo ben riuscito. Divertente e letto d'un fiato.
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11/06/2012 13:04:07
Semplicemente molto bello e coinvolgente, tanti finali, l'ultimo si intravede ma solo prima di vederlo. E queste famiglie ancora ci sono nel bestiario del nord-est est est est !!!
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05/05/2012 18:32:56
libro veramente bellissimo, e' la prima volta che leggo Carlotto , è' unico, scritto in maniera ordinata e precisa, scavando a fondo nella psiche dei personaggi.
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27/03/2012 09:18:42
Mi è piaciuto. Nulla di eccezionale, è vero, ma il racconto si legge con grande piacere ed apprezzabile fluidità. Promosso.
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16/06/2011 14:36:21
Terribile. Non avendo mai letto altro dei due autori ed essendo questo il primo impatto, non leggerò altro. Narrazione che lega tra loro millemila persone, come nel peggior Ammaniti dei racconti di Fango, senza un legante convincente. L'assassino si riesce a capire già nelle prime 15 pagine, che sia giallo o noir il risultato è un'enorme perdita di tempo, e di fiducia nel Noir de noantri.
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30/07/2008 18:47:57
Un buon romanzo!Il colpevole non è difficile da capire ma il libro non manca di suspance!
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08/03/2008 00:28:37
Molto molto bello, non ha importanza che il "colpevole" sia intuibile, il libro è capace di inquietarti lo stesso.
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05/07/2007 16:01:44
Scritto bene, descrizione precise dei luoghi e delle personalità. Mi ha fatto tornare in mente il periodo in cui lavoravo spesso nel Nord-Est, appunto. Anche a me tuttavia è successo di capire chi fosse il colpevole già a metà libro, senza però sentire la necessità di andare direttamente all'ultima pagina per averne la conferma. Personalmente l'ho trovato molto bello!
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15/05/2007 19:45:48
Ne carne ne pesce, mette sul campo tanti argomenti senza mai svilupparli o sviscerarli fino in fondo ( il territorio, le famiglie, i rifiuti tossici, la fuga delle industrie nell'est europeo), argomenti sbandierati piu che cuciti nella trama che ruota attorno ad un omicidio che fa da spina dorsale all'intero racconto. Nel complsso non è però scritto male anche se sembra soffrire un po di prvincialismo letterario con la fretta di raccontare una vicenda. Piuttosto aggiungiamo un altro centinaio di pagine e affrontiamo meglio gli argomenti.
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29/04/2007 10:51:32
A metà libro, dopo qualche piccolo depistaggio, si delinea il colpevole, malgrado ciò ho trovato una buona articolazione, anche della suspence, nulla di scontato, anzi lo sfondo non solo geografico mi sembra dirci parecchi sul nostro Paese.
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04/04/2007 10:12:01
Bel libro, e' uno dei pochi giallisti italiani che mi sia piaciuto: interessante, dal finale inaspettato. Inoltre e' riuscito anche, oltre a creare una storia avvincente, a dipingere bene una realta' sociale. Complimenti anche per il modo di scrivere fluente e molto scorrevole.
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03/10/2006 11:36:05
Il libro non è scritto male pero' come giallo dà parecchio a desiderare sopratutto per quanto concerne la suspance ....che non c'è....
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14/09/2006 15:23:19
Che dire? leggere si legge bene, carino in qualche spunto, ma sa di aria fritta tutto l'insieme. Un libro che nn decolla mai e spesso sempliciotto.
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14/09/2006 11:26:47
Sebbene io l'abbia trovato un pò superficiale, non cogegnato neppure troppo bene (alcune incongruenze), avendo capito chi era l'assassino a pagina 50 -su 200- , ebbene nonostante tutto questo devo ammmettere che è scritto bene, scorre ancora meglio e l'ho letto tutto in una serata, perchè comunque molto, molto avvincente. Non mi capitava da tempo di finire un libro di 200 pp in quattro ore! Bravi
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31/08/2006 14:09:56
Avvincente!
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28/07/2006 18:03:21
Certo non si può definire il capolavoro di Carlotto. Però è un bel NOIR. Attenzione è un Noir non un giallo, come alcuni delatori hanno scritto. L'impianto del Noir viaggia su binari diversi.
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28/07/2006 14:40:45
E' il primo libro di Carlotto che leggo e non mi è affatto dispiaciuto. Descrive molto bene la realtà del nord est e anche se l'assassino si intuisce fin dall'inizio, riesce comunque a mantenere viva l'attenzione del lettore. Ed anche per questo l'autore merita un plauso.
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25/07/2006 09:06:13
Polpettone mediatico, scrittura dozzinale, voglia di scrivere a tutti i costi. Niente da fare. Carlotto si è perso dentro i fumetti, dentro storie piuttosto scontate e per niente "carine". Dopo "niente, più niente al mondo", mi aspettavo una svolta. C'è stata. in peggio. Ritornerò al noir straniero, visto che quello "mediterraneo" è di bassa, bassissima lega
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21/07/2006 20:54:29
Non mi aspettavo di dover risolvere l'enigma dopo poche pagine, leggendo questo libro. Non mi ha lasciato molto soddisfatto, in effetti "sembra" superficiale, sembra non incidere e la storia non è originale. Ma è il Nord Est che è un po' così.
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25/06/2006 08:23:15
Un buon libro che però non riesce fino in fondo a catturare la nostra attenzione nè tantomeno la nostra simpatia. Si riscatta con una trama accattivante - ma ultimamente troppo abusata - e con uno schema narrativo collaudato che non può non funzionare.
«Una volta nel mio appartamento, riempii un bicchiere di cognac e lo bevvi d’un fiato, senza nemmeno togliermi il cappotto. Poi feci il giro delle stanze, presi tutte le fotografie di Giovanna e le buttai nella spazzatura.
Quello è il tuo posto, puttana.
Dovetti attendere che una rabbia sorda e mai provata scomparisse del tutto prima di lasciarmi andare al pianto, ripresi le foto dal secchio e me le strinsi al petto.
Come hai potuto farmi questo, Giovanna. Cosa ti è successo, amore mio?»
Nordest si apre con un omicidio, come ogni giallo che si rispetti e che segua le regole del gioco. Un gioco che comincia con i soldi e la vita frenetica ma superficiale di un gruppo di giovani del Nordest, quel pezzo del nostro Paese che più volte Carlotto ci ha raccontato e che ancor più frequentemente diventa sfondo per storie spesso poco edificanti. L’omicidio è quello di una giovane donna, Giovanna, bella, orfana di un padre un tempo benestante e promessa sposa, affogata brutalmente dall’amante scaricato prima del matrimonio con Francesco Visintin, avvocato decisamente ricco: un classico figlio di papà. Quest’ultimo viene immediatamente sospettato di essere l’assassino e lungo tutto il romanzo sarà lui a raccontarci come cercherà di scagionarsi e contemporaneamente indagare sull’identità del vero responsabile.
Attraverso questa vicenda Carlotto e Videtta però cercano di descrivere di più, analizzandola a fondo, una società in crisi: i sepolcri imbiancati, sopravvissuti malgrado il passare dei decenni e la presunta fine di certa fraintesa morale cattolica, che fanno delle famiglie nuclei di ipocrisia, se non addirittura falsità; i retroscena di un’economia che dopo un’eccezionale espansione (non sempre dai contorni limpidi) sta implodendo e trasferendo molte attività in altre nazioni, dalla Romania alla Cina; la crisi dei valori tradizionali che non sono stati sostituiti da nulla di altrettanto forte.
Soprattutto nella famiglia scavano i due autori, attraverso impietosi affreschi di rapporti malsani e deviati tra padri, madri e figli. Affondano il coltello nel morbido, perché evidenziare i problemi di comunicazione all’interno di quei nuclei che dovrebbero rappresentare l’anello forte della nostra società, è ormai piuttosto “facile”. Ma bisogna anche dire che il modo diretto e impietoso con cui vengono descritti i protagonisti di questa vicenda è particolarmente efficace.
Le prime frasi del romanzo
UN MERCOLEDÌ COME TANTI
Era stato un mercoledì come tanti. Un mercoledì d'inverno del Nordest. Nel corso della giornata le strade si erano riempite di pendolari e Tir. Lunghe file avevano intasato autostrade, statali e provinciali. A Padova e Vicenza, per l'ennesima volta, l'inquinamento aveva superato i limiti di legge. Il cavalcavia di Mestre, in piena notte, era ancora un serpentone di mezzi pesanti che avanzavano lentamente nei due sensi di marcia. Merci legali e illegali che andavano e venivano dai paesi dell'est. Quel giorno avevano chiuso i battenti altre quattro aziende, la più grossa aveva cinquantuno dipendenti. Altri quattro capannoni vuoti con la scritta affittasi, tradotta anche in cinese. Di capannoni aveva parlato nella mattina un docente di urbanistica della Facoltà di architettura di Venezia. Ai suoi studenti aveva spiegato che, a forza di costruire 2.500 capannoni l'anno, erano stati sottratti al paesaggio agrario ben 3.500 chilometri quadrati e che nella sola provincia di Treviso c'erano 279 aree industriali, una media di quattro per comune. Il docente era preoccupato, aveva affermato che la devastazione del territorio era ampia e profonda. Forse irreparabile. Ormai nel Nordest i capannoni avevano cancellato memoria alla terra e identità agli abitanti. E di identità locale si era parlato in un'altra università. Tre persone su quattro continuavano a usare il dialetto, anche in ambito professionale. Un dato confortante, lo avevano definito: il dialetto rappresentava un elemento di grande importanza per la coesione della comunità.
