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Franco Cardini e Massimo Miglio , Nostalgia del paradiso. Il giardino medievale , pp. 191, euro 25, Laterza, Roma-Bari 2003
"Nel giardino si nasce saggi e perfetti". È questo l'Eden che ci propone il gradevole e originale volume scritto da due storici del medioevo con una lettura del passato lontano dei giardini ("termine che la lingua italiana mutua dal francese jardin, che a sua volta deriva dal franco gard, dove significava 'luogo chiuso'") e degli orti ("per gli antichi un luogo protetto, spesso chiuso, dove erano coltivate le verdure per l'alimentazione; ma anche alberi fruttiferi, fiori e verde per il piacere"). Il giardino è il luogo dove "tutto è protetto e fermo in una fissità senza tempo", ma anche "un'idea, un'allegoria, piuttosto che una realtà (...) in esso è sempre primavera (...) è un paradiso in terra", e ci viene proposto con un excursus storico che parte dai classici ("gli antichi") e spazia dall'età romana all'Oriente con le testimonianze più antiche del mondo egiziano e mesopotamico per soffermarsi poi sul Trecento occidentale, sull'Umanesimo e sui giardini rinascimentali.
Lo studio propone una lettura parallela nei tempi storici dell'iconografia (accurata la scelta delle illustrazioni), delle descrizioni letterarie e dei miti. La "visita" che ci viene proposta è una ricerca delle testimonianze rintracciabili nelle regole botaniche, stilistiche e architettoniche a cui ci si poteva riferire nel progettare un giardino che assecondasse un bisogno: il bisogno dell'uomo di posare lo sguardo su simmetrie armoniche e perfettamente create, ma anche piegate a un gusto estetico che varia di tempo in tempo ma che, sempre, tende a proporre un'eterna primavera, simbolo di vita perpetua (anche se l'"ordine rifondato" è quello del Rinascimento). Gli autori danno il meglio si sé sugli spazi verdi come scenari della vita e dell'universo fantastico del medioevo ("il giardino cortese e il giardino incantato") e sulle connessioni simboliche con le dimensioni dell'amore e della morte. Da questa ricostruzione il giardino risulta "il luogo in cui la natura si piega secondo la volontà umana sino a coincidere con il sogno paradossale di una natura perfetta e al tempo stesso perfettamente dominata dall'uomo", e la sua creazione assurge ben presto ad "arte dei giardini" con doviziose descrizioni di allestimenti di piante, fiori ed essenze, fioriere e fontane, sculture e labirinti. È altresì illustrata la funzione degli orti, dei quali già i testi carolingi sottolineavano l'importanza indicandone la struttura, la forma, le erbe che vi si dovevano coltivare e la disposizione di ognuna rispetto all'altra perché ne traessero reciproco beneficio.
È una lettura da proporre agli aspiranti giardinieri, novelli Bouvard e Pécuchet, che si avviliscono sui cataloghi dei vivaisti. Oltre a fornire eccezionali indicazioni per le coltivazioni, consente di scoprire con quanta cura e quale metodo nei secoli passati ci si dedicava alla progettazione e al mantenimento delle aree verdi, destando stupore in chi crede che questa sensibilità sia una prerogativa dei nostri anni inquinati.
Simona Bani
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