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“La notte dei calligrafi” di Yasmine Ghata (ed. Feltrinelli) è la storia di una celebre calligrafa turca, forte e coraggiosa, vissuta nell’epoca della riforma di Ataturk che, nel suo impeto di laicizzazione del paese, vietò l’uso della lingua araba e della sua calligrafia. Un dramma che la protagonista, Rikkat Kunt, affrontò lavorando ancora più intensamente. “Ho tinto il foglio. L’ho cosparso di un preparato colloso, l’ho immerso in un decotto di tè, poi ho spalmato sopra uno strato protettivo per impedire all’inchiostro di penetrare nelle fibre”, così in 125 pagine ci vengono svelati tutti i segreti della calligrafica, arte fondamentale nella cultura islamica che vieta la riproduzione delle figure umane. A chi le chiedeva “Ha avuto difficoltà a imporsi in questa professione maschile?” rispondeva con tono evasivo parlando soprattutto del lungo e tenace lavoro iniziato come assistente di vecchie e eruditi maestri. Ma Rikkat va oltre gli insegnamenti classici e “rigidi” e racconta: “Un giorno mi venne il capriccio di dilatare le lettere sino a sfidare le leggi di gravità. Il nome di Allah scritto in lettere enormi mi lanciò uno sguardo scuro che mi raggelò dal terrore.” Anche oggi ci sono calligrafi che riproducono immutate antiche pagine coraniche mentre altri azzardano astrazioni inaudite. Non si deve rappresentare quello che l’occhio vede ma quello che Allah vede: un’astrazione della realtà, perfetta e immutabile per sempre, sostengono ancora oggi i vecchi maestri mentre i giovani sono sempre più affascinati dalle tecniche occidentali. Il dibattito è aperto. Ma per l’epoca e soprattutto per una donna il coraggio della nostra protagonista è sicuramente un atto rivoluzionario. Il 4 aprile a Sharjah (E.A.U.), si terrà la Biennale internazionale di Calligrafia araba. Sono molte oggi le donne che parteciperanno. Si dice che un punto di luce, dopo aver errato nel cosmo, si sia trasforma in alif, la prima lettera dell’alfabeto arabo... ovvero c'è sempre un inizio e la Kunt è sicuramente un'Alif luminosissima.
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