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Anno edizione: 2019
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Nello scorso numero abbiamo parlato di apocalissi possibili e misure da prendere, tra l’affidarsi alle piante suggerito da Richard Powers nel Sussurro del mondo e l’affidarsi sempre alle piante, ma psicotrope, suggerito da Michael Pollan in Come cambiare la tua mente. È tuttavia opportuno prepararsi all’eventuale cambio di paradigma con un’adeguata contestualizzazione – quella che non arriva dai media mainstream, arenati in un misto di incomprensione strutturale e vago negazionismo. La crisi è complessa, dato che all’emergenza climatica si accompagnano la sopravvenuta “era della post-verità”, con fasce crescenti di popolazione non più in grado di discernere le fonti di una notizia proprio mentre si moltiplicano le possibilità tecnologiche della falsificazione; la crisi della democrazia rappresentativa da ciò alimentata; i frutti tossici di quest’ultima, quali sorveglianza di massa, complottismo assurto a pensiero comune e autoritarismi di ritorno. Una situazione che viene ben descritta nel più recente libro edito dalla collana “Not” di Nero, tra i pochi fari proiettati in tanto buio.
Proprio Nuova era oscura si intitola il saggio dello scrittore, attivista e ideatore del concetto della “new aestethic” – l’ibridazione tra reale e digitale che pervade il mondo contemporaneo – James Bridle, che certo dedica più spazio ad allarmarci (con ottime argomentazioni) che a rassicurarci con eventuali soluzioni – il sottotitolo del libro è del resto “la tecnologia e la fine del futuro” – dato che, in ultima istanza, il suo lavoro ci porta a capire ciò che annunciava già negli anni 60 il Mr. Natural di Crumb: la realtà è completamente pazza – o, detto meglio, siamo agenti razionali in un macrosistema di iperoggetti (si veda il saggio omonimo di Tim Morton, sempre edito da Not) fattosi ormai per lo più irrazionale, e i cui processi latenti sono strutturalmente non decodificabili.
Che fare allora? Bridle è piuttosto critico con l’accelerazionismo e l’idea di abbracciare il cambiamento “in avanti”, e se le ideologie nate e cresciute nell’Europa di 800 e 900 (almeno quelle che hanno avuto dei tentativi di messa in pratica) appaiono oggi troppo usurate, è forse dall’anarchismo di marca americana – quello di Thoreau, non a caso d’impronta naturalistica e neo-spiritualista – che si possono trovare modelli applicabili.
Recensione di Vanni Santoni
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